Il "Dei delitti e delle pene", con la sua forte presa di posizione su scelte di fondo di politica criminale, costituisce una pietra miliare nello sviluppo del diritto penale moderno. L'opera fu il prodotto degli animati dibattiti tra gli intellettuali, guidati da Pietro Verri, che frequentavano l'Accademia dei Pugni, dove maturarono le condizioni ideali per la sua realizzazione. Cesare Beccaria ebbe il grande merito di sintetizzare i grandi temi trattati dagli Enciclopedisti francesi, esponendoli in forma chiara e facilmente accessibile. Di fronte al profondo degrado della giustizia penale, amministrata in maniera disumana e crudele, occorreva scuotere le coscienze, spronando i sovrani ad attuare riforme di legalità e di umanità. Questa strada riformatrice venne intrapresa, in particolare, in Toscana ad opera del granduca Pietro Leopoldo, il quale, ispirandosi alle idee espresse nel "Dei delitti e delle pene", promulgò la riforma della legislazione penale che svolse un ruolo importante nella travagliata formazione del Codice penale dell'Italia unita.