Il testo costituisce un itinerario ragionato svolto in Terra Santa, intervallato da riflessioni e preghiere nei luoghi più rappresentativi ove si è svolta la vita di Gesù.
Un libro interamente dedicato alla felicità, di cui viene rivelata la «ricetta» attraverso un commento a ciascuna delle otto beatitudini enunciate da Gesù nel Discorso della montagna.«La felicità non è superficialità. È autenticità. È bellezza. Ma nella pienezza. Non è facilità. È impegnatività. Non è fugace impressione. È lenta maturazione. L'essere dell'uomo è elasticizzabile all'infinito. La capacità del suo profondo è abissale. Il suo abisso di anelito grida verso l'abisso dell'Essere. Che ha rivelato un volto, un cuore, delle mani. E ha proclamato il manifesto della felicità sul monte, appunto, delle Beatitudini. Le Beatitudini sono il profilo di Gesù, il Signore. E vedere tutto in questa prospettiva esige l'accettazione del mettersi con la testa in giù, secondo l'espressione di Francesco copia vivente di Gesù beato. Testa in giù - ovviamente - rispetto alla gerarchia dei valori per il mondo. Ma solo con la testa in giù si coglie la strada della felicità-salvezza. Certo, c'è da pagare il costo delle Beatitudini. È la croce, ma bifronte: da una parte, il volto del Cristo appassionato; dall'altra il volto del Cristo risuscitato. Da una parte si distende l'Uomo del dolore; dall'altra si slancia l'Uomo della speranza. Sì, le Beatitudini indicano la strada della croce ma della croce luminosa. È la croce già muro di disperazione diventato ponte di elevazione» (dalla Prefazione dell'autore)
In queste pagine Sabino Palumbieri riflette sulla bellezza della vocazione matrimoniale e famigliare, a partire da una coppia di sposi recentemente diventati beati: Zélie e Louis Martin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino. In appendice si trova anche il rito per la Benedizione delle famiglie.
Il libro offre un contributo coinvolgente, suggestivo e originale che conduce il lettore a ripensare la propria esistenza secondo la preghiera eucaristica.
Il compendio dei due volumi del trattato antropologico di Sabino Palumbieri, "L'uomo, questa meraviglia" e "L'uomo, questo paradosso", è il frutto di numerose istanze che si sono delineate nel corso di questi ultimi anni, in svariate sedi accademiche e in numerosi laboratori culturali non soltanto italiani, ma di respiro europeo ed extraeuropeo. L'esigenza di compattare una materia tanto affascinante quanto complessa circa il discorso filosofico sull'uomo nasce dall'urgenza sempre più cogente di rispondere alla grande domanda: "chi è l'uomo?". La piattaforma dalla quale è indispensabile decollare alla volta degli itinerari della bio-etica, delle applicazioni tecno-scientifiche, degli indirizzi macro-economici, delle gestioni socio-politiche, poggia sull'uomo e sul suo mistero. L'uomo, come meraviglia, a ragione della sua multidimensionale struttura metafisica. L'uomo, come paradosso, in forza della compresenza di contrari che lo connotano nello sforzo, lungo i sentieri del tempo e della storia, di "farsi uomo". Un percorso affascinante, che conduce progressivamente il lettore dall'esplorazione della struttura dell'essere umano, sino alla descrizione del suo essere in una condizione che non si delinea come contraddizione dell'esistenza, ma resistenza e stimolo costruttivo alla costruzione del sé.
Il libro offre con linguaggio asciutto e immediato una riflessione sul perenne mistero dell'umana sofferenza e come il dolore esige la serieta di un cammino coraggioso e determinato.
La celebrazione della Via lucis sta diffondendosi nelle comunità parrocchiali e religiose come una forma particolare di contemplazione-meditazione sull'evento fondamentale della fede cristiana: la risurrezione di Gesù Cristo. In quattordici «stazioni», precedute da un breve momento introduttivo e concluse dal rito di congedo, questa Via lucis permette di assimilare il messaggio pasquale e di tradurlo nella vita come itinerario di gioia. Può essere utilmente celebrata nelle domeniche dopo la Pasqua, in preparazione della Pentecoste o in altri momenti, come ritiri spirituali, incontri di gruppo, di catechesi e in tutte quelle occasioni che una attenta cura pastorale può inventare.
Destinatari
Il sussidio è di pratica utilizzazione per le parrocchie, le comunità religiose, i gruppi giovanili.
Autore
SABINO PALUMBIERI, salesiano, è professore ordinario di Filosofia dell'uomo presso l'Università pontificia salesiana di Roma. Autore di numerosi studi, svolge una intensa attività di conferenziere. Per la sua capacità comunicativa, è spesso chiamato a collaborare nelle trasmissioni di Radio Vaticana e di Radio Maria.
Siamo sommersi dalle notizie così da percepirle come un rumore di fondo che non scuote la nostra attenzione e il rischio più sicuro è che catturi l'attenzione chi grida di più, indipendentemente dallo spessore di quello che dice. In questo contesto come dire agli uomini e alle donne del nostro tempo che c'è una notizia sconvolgente, di quelle che possono dare o restituire un senso alla storia e alla vita personale, che possono permetterci di leggere le situazioni più diverse alla luce di una speranza incorruttibile? Eppure è proprio di una notizia così che la persona va in cerca; è per aver accolto questa bella notizia che donne e uomini di tutti i tempi hanno camminato nelle strade della verità, della solidarietà e della giustizia. Questo libro di S. Palumbieri rilegge il messaggio cristiano alla luce del mistero di Gesù che con la sua morte e risurrezione ha offerto una risposta definitiva alla domanda di verità, di pienezza e di pace che l'umanità si pone da sempre e che, fuori da questo mistero, rischia di rimanere inevasa.
Di fronte ai tragici eventi dell'ultimo secolo e di questo inizio millennio, che hanno ingenerato ovunque smarrimento e angoscia, le meditazioni dell'autore ci ricordano con parole semplici e convincenti che la felicità non è condizione irraggiungibile. La ricerca della gioia e della pace appartiene alla natura dell'uomo e l'esperienza della fede rende sempre possibile l'esperienza della pace e della gioia. L'autore prende avvio da alcune espressioni letterarie della cultura degli ultimi due secoli, le quali, muovendo da quei presupposti filosofici che annunciavano la separazione dell'uomo da Dio, continuamente hanno rafforzato il convincimento che destino dell'uomo non è la pace ma l'angoscia, non la gioia ma la tristezza.