Per Giovanni Calvino la Sindone, lenzuolo nel quale sarebbe stato avvolto Gesù dopo la morte, non poteva che essere un clamoroso falso e riproponendo vecchie accuse, ne fece oggetto di derisione verso il cattolicesimo. In merito intervenne persino il Concilio di Trento (1545-1563) nelle sue ultime sessioni, ma le perplessità permasero a lungo nella stessa Chiesa cattolica per alcune discordanze con i Vangeli e la tradizione artistica. In questa complessa vicenda storica, che interessò pure i cardinali Carlo Borromeo e Gabriele Paleotti, intervenne con decisione un uomo umile e di profonda cultura, abile matematico e buon conoscitore dei testi sacri, l'abate benedettino Egidio Sernicoli da Matelica (1525-1590). Con meticolosità e caparbietà il monaco dedicò molti anni della sua vita allo studio per arrivare ad una riforma dell'arte sacra e del culto delle immagini religiose, fornendo le ragioni per cui la Sindone non poteva essere oggetto di censure. La sua biografia, ricostruita qui per la prima volta, quasi come in un giallo storico conduce il lettore in un viaggio tra magnifiche abbazie d'Italia, mostrando le conoscenze affatto scontate degli uomini del Cinquecento sulla preziosa reliquia conservata a Torino e su come cambiò il concetto dell'immagine sacra.