"Ti vedo a centrocampo, i capelli arruffati alla Maradona, prendi la palla e detti il passaggio, indichi al compagno quale zona coprire, contrasti con decisione un avversario pronto al contropiede. E mi chiedo: perché, durante la mia carriera, non sono mai tornato sui campi a torto chiamati minori, a raccontare di voi e dei vostri sogni?" Questo è un libro per chiunque ami davvero il calcio, un'elegia trascinante composta di ricordi, emozioni, volti e movenze di campioni, miti e meteore, stelle cadute troppo in fretta e tragedie che fanno ancora sospirare, partite indimenticabili, clamorosi autogol, rigori sbagliati, carriere in panchina, sconfitte che mai avresti immaginato e vittorie che non puoi dimenticare. Tutto questo è il calcio secondo Darwin Pastorin, cronista sportivo di razza, una vita in tribuna stampa. I soldi hanno preso il sopravvento sull'epica? La legge del marketing ha sotterrato la poetica del dribbling? Ai massimi livelli, dietro una patina scintillante, si nascondono scandali, palate di soldi, personaggi ambigui, razzismo, violenze. Allora non resta che abbandonare gli stadi faraonici e tornare nei campetti di pietre e polvere, negli oratori dove, ogni giorno, si ripete lo stesso rito laico, la festa del pallone. Dove anche i grandi tornano bambini. Dove il calcio sarà, sempre e per sempre, una meravigliosa, irresistibile, grottesca, sorprendente metafora della vita.
Il libro è intriso di memorie famigliari di memorie storiche e letterarie. Le ossessioni di un cronista sportivo innamorato del pallone, della virtù sportiva e degli eroi che hanno fatto grande la storia del football. Pastorin parla della storia critica del calcio italiano di Gianni Brera, di Maradona come di un filosofo del nostro tempo, parla di football e teatro faccia a faccia con l'interista Giuseppe Cederna, condivide con Gianni Vattimo la sconfitta della Juve contro il Bilbao nella finale di ritorno della Coppa Uefa, ma ci sono anche i "Tempi supplementari" nella vita, ossia nella vita civile, e il risultato da portare a casa in extremis è la speranza.