Dall'armistizio dell'8 settembre 1943, allo sviluppo delle prime bande armate, alla crisi dell'inverno 1944-45, all'insurrezione finale: in questo libro, chiaro ed essenziale, Santo Peli ci offre una sintesi della Resistenza che spiega e distingue le varie fasi del processo di formazione della lotta partigiana contro il regime fascista, senza però dimenticare il contesto nazionale e internazionale, politico e sociale, nel quale si è combattuta la più feroce guerra italiana. Un saggio obiettivo e necessario in cui si alternano luci e ombre, grandezza e limiti, unicità e contraddizioni di uno dei momenti decisivi della nostra storia. Del volume "La Resistenza in Italia" ("Piccola biblioteca Einaudi", 2004), si ripropone qui, riveduta e aggiornata, la prima parte dedicata alla ricostruzione degli avvenimenti politici e militari, mentre la seconda parte, che affrontava interpretazioni e nodi storiografici, viene sintetizzata in un nuovo capitolo scritto appositamente per questa edizione.
I Gap, componente esigua ma rilevante del movimento di Resistenza, occupano un posto marginale nella memoria collettiva e nella storiografia resistenziale. Due ragioni spiegano tale marginalità: da un lato i Gap combattono secondo le modalità classiche del terrorismo, cioè con uccisioni mirate di singoli individui e con attentati dinamitardi; dall'altro sono organizzati e diretti dal Partito comunista, e dunque restano, durante e dopo la Resistenza, connotati politicamente in modo molto più marcato delle altre formazioni partigiane. Quella dei Gap viene dunque in prevalenza percepita come "un'altra storia", su cui si sono esercitati anatemi con più virulenza che sulla Resistenza in generale. Nell'immaginario collettivo, alcuni dei più intricati nodi politici ed etici della lotta resistenziale messi in evidenza dalla pratica del terrorismo urbano continuano, ancor oggi, ad essere schiacciati tra deprecazioni calunniose e acritiche esaltazioni, che prescindono da una reale conoscenza dei fatti. In questo libro, origini, sviluppo, difficoltà, successi e fallimenti dei Gap vengono analizzati nell'unico contesto che li rende comprensibili, nella storia della Resistenza. Le condizioni esistenziali e materiali nelle quali i Gap agiscono, le risorse di cui dispongono, la difficile decisione di uccidere a sangue freddo, e i diversi modi in cui si pongono il problema delle rappresaglie, della tortura, della morte, escono dal mito e dalla demonizzazione liquidatoria.
Del volume uscito nella collana Pbe ("La Resistenza in Italia") si ripropone la prima parte, quella che offre una sintesi degli avvenimenti, e ricostruisce il costante intreccio di vincoli esterni e di progetti politici, di scelte etiche e di casualità, di problemi nazionali-internazionali e di localismi che costituisce l'humus della Resistenza, e che nella memoria e nel senso storico diffuso è stato via via scarnificato e schemarizzato, o appiattito sul momento finale.
Una storia della Resistenza italiana che tenta di avvicinarsi al punto di vista dei suoi protagonisti, impegnati non solo a combattere tedeschi e collaborazionisti di Salò, ma anche a contrastare i dissesti culturali e antropologici di vent'anni di dittatura, cercando difficili appoggi in una società ormai spoliticizzata e appiattita dalla propaganda fascista. La prima parte del saggio offre un quadro del contesto nel quale le varie forme di resistenza trovano origine, giustificazione e limiti. Nella seconda parte l'autore passa in rassegna alcuni nodi storiografici, questioni e problemi interpretativi utilizzandoli come punti d'osservazione privilegiati delle ricerche e del dibattito sulla Resistenza.