Un grande romanzo corale che unisce scorrevolezza e profondità, commozione e divertimento, empatia e gusto intellettuale.
La strada del mare, l'ultimo, epico, intenso romanzo scritto da Antonio Pennacchi, torna a raccontare la saga della famiglia Peruzzi, gli anni Cinquanta dell'Agro Pontino, del "mondo del Canale Mussolini" e delle donne e degli uomini che lo abitano. La "piccola" storia delle famiglie originarie del Veneto scese nel basso Lazio alla fine degli anni Venti del Novecento per colonizzare le terre bonificate dal regime fascista, e che lì erano diventate una comunità, si intreccia e si mescola con la "grande" Storia italiana e internazionale del dopoguerra. Otello, Manrico, Accio, e tutti i figli e le figlie di Santapace Peruzzi e di "zio Benassi", crescono negli anni del boom economico, mentre Littoria diventa Latina, e si spinge fino al Tirreno, grazie a quella "Strada del mare" per costruire la quale Otello si spezzerà la schiena e che sarà poi percorsa, oltre che dagli abitanti delle paludi pontine, dai grandi nomi della storia italiana e internazionale di quegli anni. E così, tra realtà e finzione, sogno e cronaca, seguendo e raccontando lo scorrere degli avvenimenti, Antonio Pennacchi traccia i percorsi dell'anima dei suoi personaggi, e costruisce un grande romanzo corale che unisce scorrevolezza e profondità, commozione e divertimento, empatia e gusto intellettuale.
Antonio Pennacchi torna con un nuovo capitolo della saga della famiglia Peruzzi, in cui racconta gli anni Cinquanta dell'Agro Pontino, del "mondo del Canale Mussolini" e delle donne e degli uomini che lo abitano. E come sempre, nell'opera di Pennacchi, la "piccola" Storia delle famiglie originarie del Veneto, che erano scese nel basso Lazio alla fine degli anni Venti del Novecento per colonizzare le terre bonificate dal regime fascista, e che lì erano diventate una comunità, si intreccia e si mescola con la "grande" Storia italiana e internazionale del dopoguerra. Otello, Manrico, Accio, e tutti i figli e le figlie di Santapace Peruzzi e di "zio Benassi", crescono negli anni del boom economico, mentre Littoria diventa Latina, e si sviluppa, si dirama, si spinge fino al mare, grazie a quella "Strada del mare" per costruire la quale Otello si spezzerà la schiena, che legherà Latina allo scenario splendido e maestoso del Mediterraneo, del lago di Fogliano e del promontorio del Circeo, e che sarà poi percorsa, oltre che dagli abitanti delle paludi pontine, dai grandi nomi della storia italiana e internazionale di quegli anni, tra cui Audrey Hepburn, e John e Jacqueline Kennedy. E così, tra realtà e finzione, sogno e cronaca, seguendo e raccontando lo scorrere degli avvenimenti, Antonio Pennacchi traccia i percorsi dell'anima dei suoi personaggi e costruisce un romanzo corale. "La strada del mare" è una nuova tappa dell'epica italiana del Novecento.
"Io questo libro non lo volevo fare. Non avevo nessunissima intenzione di impicciarmi in questa storia." E invece, il romanzo alla fine su carta ci è arrivato lo stesso. Ma cos'aveva di particolare "questa storia" per disturbare tanto l'autore Antonio Pennacchi, e allo stesso tempo per convincerlo a impicciarsi? Tutto inizia ad Agora, un "paesaccio" sull'Agro Pontino, che una notte di fine febbraio diventa il teatro di un cruentissimo delitto: Loredana ed Emanuele, giovani fidanzati, vengono ritrovati uccisi da centottantaquattro coltellate. A scoprire i cadaveri sono il padre e il fratellino della ragazza, insieme a Giacinto, un amico delle vittime, ovviamente le prime tre persone informate sui fatti che la polizia interroga. Presto però arriva il turno di parenti, amici e semplici conoscenti, un caleidoscopio di voci che l'autore di "Canale Mussolini" rincorre e restituisce, un coro disarticolato da cui piano piano emergono discrepanze di orari, comportamenti incongruenti, alibi poco attendibili, tutte cose che mal si combinano con l'urgenza tipica dell'essere umano di trovare sempre e comunque un colpevole... anche a costo di accanirsi su probabili innocenti. Ispirato a fatti realmente accaduti ma rielaborati con le armi della scrittura e dell'invenzione letteraria.
Il 25 maggio del 1944 finisce la guerra a Littoria, la futura Latina, e il Canale Mussolini, dopo essere stato per mesi la dura linea del fronte di Anzio e Nettuno, torna a essere quello che era, il perno della bonifica pontina. Inizia la ricostruzione mentre al Nord la guerra continua e coinvolge i Peruzzi su tutti i fronti, repubblichini o partigiani. Antonio Pennacchi torna a narrare le gesta dei Peruzzi, famiglia di pionieri bonificatori, grandi lavoratori, eroici spiantati, meravigliosi gaglioffi e donne generose.
Canale Mussolini è l'asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. I suoi argini sono scanditi da eucalypti immensi che assorbono l'acqua e prosciugano i campi, alle sue cascatelle i ragazzini fanno il bagno e aironi bianchissimi trovano rifugio. Su questa terra nuova di zecca, bonificata dai progetti ambiziosi del Duce e punteggiata di città appena fondate, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord. Tra queste migliaia di coloni ci sono i Peruzzi. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle. Con lui scendono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore. E poi la nonna, dolce ma inflessibile nello stabilire le regole di casa cui i figli obbediscono senza fiatare. Il vanitoso Adelchi, più adatto a comandare che a lavorare, il cocco di mamma. Iseo e Temistocle, Treves e Turati, fratelli legati da un affetto profondo fatto di poche parole e gesti assoluti, promesse dette a voce strozzata sui campi di lavoro o nelle trincee sanguinanti della guerra. E una schiera di sorelle, a volte buone e compassionevoli, a volte perfide e velenose come serpenti. E poi c'è lei, l'Armida, la moglie di Pericle, la più bella, andata in sposa al più valoroso. La più generosa, capace di amare senza riserve e senza paura anche il più tragico degli amori. E Paride, il nipote prediletto, buono e giusto, ma destinato, come l'eroe di cui porta il nome, a essere causa della sfortuna che colpirà i Peruzzi e li travolgerà.
La Colonia è un lembo di terra ai confini della galassia. I suoi abitanti, pochi, nel deserto e lontani dal mare, sono costretti a vivere secondo princìpi ferrei. Tutto è regolato da un fantasmagorico potere, invisibile, globale e realissimo, quello della Federazione. Sui giorni e le ore dei coloni aleggia un clima plumbeo talvolta interrotto dai rari e improvvisi quanto fugaci arrivi di un circo. Due divieti assoluti vigono sui coloni: non possono far uso di tabacco e utilizzare petrolio. A spezzare questo clima, a infrangere le due proibizioni, pensano tre bambini in fuga e una donna curiosa e vagheggiante di nostalgia per suo padre. Basterà poco per risvegliare l'ingegnosità, la brama di conquista e di progresso - in realtà mai sopiti del tutto - dei coloni, e il loro desiderio di ribellione. Antonio Pennacchi torna al romanzo con uno sguardo sul futuro che si abbatte impietoso sul nostro presente dimesso e depresso, per lanciare un grido di speranza; e riesce ad animare un mondo fantastico, popolandolo di personaggi indimenticabili, malinconici, sognatori, burberi, eccessivi, sempre e comunque troppo umani: dall'intellettuale Karel all'inventore Foost, dal reverendo Jacob alla flessuosa Ursula, da Erika che ha un marito in cerca di miniere perdute a Sophie, che dal marito è stata abbandonata. "Storia di Karel" ha tutta la sensibilità romantica di Antonio Pennacchi, impiantata in un mondo che rende omaggio ai grandi autori della fantascienza, e non solo.
La grande saga dei Peruzzi, emigrati dal Polesine in Agro Pontino dopo la bonifica, continua con il suo tono epico e corale, dagli anni finali della guerra - dopo lo sbarco degli americani e la ritirata tedesca - fino ai primi anni Sessanta con l'esplosione del benessere. Figlio di Modigliana e di padre ignoto, figlio spurio, "vitello di seconda classe" (perché, a differenza della velenosa gemella Bissola, Modigliana era buona con tutti e non si sapeva a chi avesse regalato quel momento d'amore), Diomede Peruzzi è l'eroe di questo nuovo momento della storia italiana. L'ascesa di Diomede, che esce con una carriola di banconote dalla sede della Banca d'Italia bombardata dagli americani nella memorabile scena d'apertura del romanzo.
Costruito come un percorso attraverso la memoria (di persone, fatti e luoghi) "Camerata Neandertal" è forse il romanzo più dolente e personale di Antonio Pennacchi. Un libro popolato da fantasmi: da Ajmone Finestra - il Federale di Latina, motore delle vicende narrate in "Palude" e nel "Fasciocomunista" agli operai che di "Palude" decisero lo svolgimento; da Carlo Alberto Blanc, paleontologo, la cui ossessione e curiosità divengono le stesse dell'autore nelle "Iene del Circeo", ad Aldo Dapelo padrone della Fulgorcavi narrata in "Mammut", fino al fratello Gianni, che considerava suo "Canale Mussolini" ma morì senza riuscire a leggerlo. Attraverso i suoi personaggi Pennacchi racconta in realtà sé stesso e la propria formazione come uomo, come intellettuale dal basso e come scrittore. Un romanzo autobiografico dove realtà e finzione si intrecciano e si fondono, coinvolgendo il lettore in un viaggio, spesso esilarante, fra letteratura e vita.
Canale Mussolini è l'asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. Su questa terra nuova di zecca, bonificata dai progetti ambiziosi del Duce, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord. Tra di loro ci sono i Peruzzi, gli eroi di questa saga straordinaria. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle. Con lui si trasferiscono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore. E poi la nonna, dolce ma inflessibile. Il vanitoso Adelchi, più adatto a comandare che a lavorare. E poi c'è lei, l'Armida, la moglie di Pericle, la più bella, la più generosa, la più strana, una strega forse. Un poema grandioso che, con il respiro delle grandi narrazioni, intreccia le vicende drammatiche e sorprendenti dei suoi protagonisti a quelle, non meno travagliate, di mezzo secolo di storia italiana.
Canale Mussolini è l'asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. Su questa terra nuova di zecca, bonificata dai progetti ambiziosi del Duce, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord. Tra di loro ci sono i Peruzzi, gli eroi di questa saga straordinaria. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle. Con lui si trasferiscono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore. E poi la nonna, dolce ma inflessibile. Il vanitoso Adelchi, più adatto a comandare che a lavorare. E poi c'è lei, l'Armida, la moglie di Pericle, la più bella, la più generosa, la più strana, una strega forse. Un poema grandioso che, con il respiro delle grandi narrazioni, intreccia le vicende drammatiche e sorprendenti dei suoi protagonisti a quelle, non meno travagliate, di mezzo secolo di storia italiana.