La prima guerra mondiale, con il crollo del vecchio ordine europeo, segna una fase fondamentale nella storia europea, perché allora iniziò una lunga opera di sperimentazione, interna e internazionale, che tentò di dare un senso e una direzione tanto alla democrazia moderna quanto allo Stato nazionale.
Vi è un capitolo di quella storia che questo lavoro ha cercato di indagare, sia per la sua rilevanza nel quadro complessivo della storia delle relazioni internazionali, sia per la sua attualità. Parliamo dell’intreccio che vi è stato tra la storia della Società delle Nazioni e quella delle minoranze europee, attraverso cui emerge un fenomeno abbastanza sconosciuto alla letteratura specialistica, ma di tutto interesse per segnare i confini della storia delle minoranze: il movimento di quella che oggi chiameremmo la «società civile internazionale » e nel nostro caso «europea » che, attraverso la sua costituzione in Organizzazioni Internazionali Private, cioè non governative, si fece portavoce dei bisogni e delle richieste delle minoranze nazionali.
Nel periodo tra le due guerre, se da una parte la Società delle Nazioni si preoccupò di costruire un sistema, rivelatosi poi fallimentare, di tutela e di protezione delle minoranze nazionali presenti in alcuni paesi europei, dall’altra le Organizzazioni Internazionali Private si preoccuparono di fare lobby presso la stessa Società delle Nazioni, spesso stringendo alleanze fra loro, per rendere effettiva la protezione e nel contempo per estenderla a tutte le minoranze europee. Tra queste Organizzazioni un posto rilevante venne occupato dal Congresso delle Nazionalità Europee, il caso particolarmente esaminato in questo lavoro, che ebbe come Presidente il parlamentare triestino della minoranza slovena Josip Wilfan.