Stanze cariche di presenze e memorie, dove si è dispensata - e tuttora si dispensa - la gloria letteraria: "sala d'aspetto d'Immortali", scrive ironicamente Cesare Pavese, e al contempo "polveriera" in cui deflagrano le ambizioni dei maggiori scrittori contemporanei, suggerisce con realismo Maria Bellona, padrona di casa nonché animatrice del gruppo degli Amici della domenica da cui nasce il premio Strega. In quelle stanze traboccanti di libri, oltre che sulle terrazze fiorite che ospitano le riunioni della giuria, vediamo muoversi i protagonisti della cultura italiana degli ultimi settant'anni: concorrenti, editori e intellettuali facili alla polemica e alla battuta sferzante, rissosi e appassionati. La storia del premio viene narrata attraverso una galleria di dettagli insospettati, con particolare riferimento agli anni più recenti, caratterizzati dalla definitiva trasformazione dello scrittore in una figura mediatica. Alla guida del premio c'è a lungo Anna Maria Rimoaldi, amica ed erede della Bellona. Personaggio vissuto tutto dentro il Novecento che però riesce nell'impresa di traghettare nella nuova epoca le strutture un po' demodé dello Strega. Arbitro (quasi) assoluto dei destini del premio, per l'io narrante lei è semplicemente "il Capo", l'attitudine al comando fatta persona: tratto del carattere che convive con la altrettanto energica capacità di mantenersi un passo indietro rispetto ai riflettori, e con una vita intima che rimane inaccessibile...