Oltre che alle altre opere, il nome di Guido Piovene sarà per sempre legato al ''Viaggio in Italia''. Un reportage nell'Italia del secondo dopoguerra. Un viaggio da Bolzano alla Sicilia, dalle Alpi alle saline, passando attraverso i molteplici paesaggi che costellano la nostra penisola. Nei tre anni della sua durata Piovene ci ha guidato alla scoperta, regione dopo regione, di città, borghi, piazze, caratteri: dai più noti a quelli dimenticati. Un'impresa straordinaria dalla quale scaturì un libro importante nella storia del paese: preciso, acuto, fedele, circostanziato. L'Italia raccontata è quella della ricostruzione e del boom economico, e che a uno sguardo contemporaneo potrebbe apparire lontanissima e superata. Così non è. Piovene è riuscito, quasi fosse un antropologo, a far emergere il carattere nazionale, quello immutabile, che resiste alle mode e ai rovesci della storia.
Abbandonato dalla sua donna, il protagonista di questo romanzo lascia la città per trasferirsi in campagna. Qui viene sospettato dell'omicidio di un abitante del luogo che nutriva per lui antichi rancori. Ha così inizio la sua lunga fuga per sottrarsi agli interrogatori; ma soprattutto ha inizio il distacco dallo "stolto gioco della vita", un ritiro durante il quale incontrerà Fëdor Dostoevskij tornato dall'aldilà - uno dei personaggi più memorabili della narrativa di Piovene - per portargli la sua sconvolgente verità: se il mondo dei vivi trabocca di esseri più simili ad astrazioni che a realtà, il mondo dei morti non è che la sua immagine speculare. All'uomo non resta che cercare dentro di sé le ragioni del suo rifiuto della realtà e l'unica via di salvezza è, forse, legare la propria esistenza ai dati oggettivi del mondo, catalogare in un archivio tutte le cose quasi che una soluzione si trovi nel passaggio dalla vita all'impassibile aldilà della scrittura.