La dicotomia fra uomo e natura non esiste nell'ebraismo: esso celebra il creato con le sue creature, fra le quali l'uomo, un cantico alla genesi della diversità. L'ebraismo persegue l'equità ambientale e sociale, comanda il riposo della terra, degli animali e degli uomini, ordina la condivisione delle risorse e la periodica ridistribuzione della terra, vieta di far soffrire gli animali e di affliggerli nel lavoro, di mescolare le specie, di distruggere la diversità biologica; proibisce di mangiare membra e sangue di un animale vivo, dispone regole alimentari con cui salvaguarda le specie, insegna a nutrirsi dei frutti della terra, ordina la distribuzione delle risorse secondo le necessità di ciascuna creatura, vieta la proprietà privata della terra, impone un limite allo sfruttamento dell'ambiente, ordina di combattere la povertà e di esercitare la scarsità da contrapporre allo sfruttamento intensivo. Molti contravvengono alle disposizioni con la convinzione, errata, che l'uomo sia il dominatore del mondo e il beneficiario unico del suo illimitato sfruttamento. Le conseguenze di questa visione antropocentrica sono disastri ambientali, sociali, economici e crisi. Va ristabilito equilibrio e sobrietà del racconto della creazione e l'equità nella rete delle relazioni. Introduzione di Massimo Pieri.