Nel 2013 Gino Bartali viene riconosciuto dallo Yad Vashem come Giusto fra le nazioni: da dopo la sua morte, infatti, si racconta che fra il 1943 e il 1944 "Ginettaccio", già vincitore di due Giri d'Italia e un Tour de France, abbia collaborato alla rete clandestina che consentì a molti ebrei di sfuggire alla deportazione. È una delle storie simbolo della Giornata della Memoria, eppure - priva com'è di documentazione e testimonianze dirette - non è solo storicamente infondata: è palesemente falsa. Ma com'è che abbiamo finito per crederci tutti? Alla fine del Novecento si è avviato un processo che oggi sembra compiuto: il divorzio fra storia e memoria. La ricostruzione del passato non è più compito esclusivo degli storici, ma si affida a memorie ripescate a distanza di decenni, a voci di seconda o terza mano, al sentito dire; le informazioni false, grazie alla rete, si rincorrono fuori dal ritmo prudente e meditativo della storia. E così può succedere che la favola del campione coraggioso che usa la sua bicicletta per salvare vite diventi, nell'immaginario degli italiani, una realtà.
Cos'è l'intelligenza? È davvero possibile accrescerla? Quali sono i pro e i contro delle intelligenze artificiali? Queste e altre sono le domande alle quali questo testo, dalla vocazione divulgativa, si propone di rispondere. Dalla memoria come luogo della costruzione identitaria, fino al problema dell'insegnamento scientifico nelle scuole, questo testo affronta un argomento interessante e versatile: la natura del cervello umano. Scritto da due scienziati e grandi divulgatori, il volume coinvolge il lettore in una narrazione che si rivela più attuale di quanto possa sembrare. Parlare della natura di quest'organo, infatti, significa parlare non soltanto della scienza propriamente detta ma anche di società, politica, cultura: dal dibattito sull'eutanasia, all'analisi delle emozioni, fino al tema centrale, quello dell'analfabetismo scientifico in Italia, perché - come dicono gli autori - per usare bene il cervello bisogna conoscerlo.