La Società filosofica italiana (SFI) è la più antica istituzione della filosofia in Italia, che ha avuto una presenza costante nella sua cultura. Essa ha attraversato i tre grandi periodi della storia istituzionale italiana dall'Unità ad oggi: liberale, fascista, democratico, riuscendo a fare dei congressi il luogo di confronto tra i diversi orientamenti. Nata nel 1906, ha tenuto fino dagli anni Cinquanta al 2013 ben trentotto congressi (circa uno ogni tre anni), dei quali in questo lavoro si fornisce una cronaca delle relazioni e dei dibattiti, sottolineando il ruolo che ha avuto il contesto culturale e politico. Inoltre, la SFI ha sollecitato la nascita di sue sezioni in molte città, che in tempi e modi diversi hanno organizzato seminari, convegni, conferenze su argomenti filosofici. Essa ha promosso la presenza della filosofia nella scuola italiana, contribuendo a rinnovarne l'insegnamento e promuovendo corsi di aggiornamento e sperimentazioni.
L'autore si misura con il motivo più significativo della concezione leopardiana della natura umana, ovvero con l'affermazione, definitiva nelle "Operette morali" del 1824, dell'infelicità diffusa in tutta l'umanità, in ogni tempo e luogo, seguendo un filo conduttore che va dall'utopia al disincanto, dal mito alla degenerazione della concezione del genere umano, e che si riassume nel motto "meglio non esser nati". Secondo Leopardi l'umanità è passata da una mitica età dell'oro a un'epoca di imbarbarimento sociale, di mediocrità e miseria. Polizzi segue da vicino l'itinerario che conduce Leopardi, dal 1822 al 1824, alla sua concezione dell'infelicità della natura umana, connettendo insieme la rete delle letture e delle riflessioni, e lo studio delle "Operette morali"; e ci riporta il pensiero filosofico del grande poeta, e la sua aspirazione al rinnovamento morale.