Gli scritti contenuti in questo libro vorrebbero offrire un contributo per la comprensione della Parola di Dio nella civiltà contemporanea: ai credenti, a quanti si pongono in ricerca religiosa ea coloro che si considerano atei in modo onesto pensoso. Nati dalla predicazione nell'assemblea liturgica e ampiamente rimaneggiati, essi adottano un linguaggio laico, per nulla clericale e scevro da quelle astrattezze sacrali che risultano incomprensibili ai più, quando non anacronistiche desuete; tengono principalmente conto della vita della comunità cristiana nel cui grembo sono stati concepiti, ma senza chiusure all'attuale contesto socio-culturale. Soprattutto, sono imbastiti dal filo della speranza, questa virtù tenace in grado di rendere affidabile la fede credibile l'amore. E di liberare dalla Pasqua quella forza eversiva che intercetta e si innesta nelle ansie di liberazione degli individui e delle società umane rendendoci tutti, come Gesù, l'unico vero sovversivo, strenui partigiani dell' impossibile accaniti cultori dell'utopia evangelica. Vengono così a profilarsi in questo testo i tratti di una spiritualità secolare o dell'essere-aldiquà del cristianesimo, come direbbe Bonhoeffer, la sola in grado di persuadere nel profondo donne e uomini del nostro tempo.
«In un mondo che, dagli anni immediatamente successivi alla caduta del muro di Berlino, sembra ancora muoversi in direzione contraria rispetto a quanto auspicato da Balducci, in cui si impongono modelli antropologici individualistici e frammentati, si svolgono conflitti ingestibili e laceranti e si assiste alla riaffermazione di religioni fondamentalistiche, la prospettiva di Balducci - il suo “utopismo” dell’uomo planetario - risulta affascinante e più che mai attuale. I due ambiti privilegiati a cui si rivolge la sua riflessione culturale, la pace e le religioni, costituiscono il binario obbligato da percorrere, perchè si profili all’orizzonte la sagoma dell’uomo planetario, dell’uomo inedito sul cui “avvento” Balducci non esita a scommettere».
La tensione utopica che attraversa la vicenda esistenziale e la scrittura di Ignazio Silone, nella molteplicità delle forme in cui si esprime, attinge sempre allo stesso pozzo dell'eredità cristiana, a quella sotterranea corrente costituita dalle "pazze" verità d'indiscussa origine evangelica, le quali, anche quando approdano su altri lidi ideologici, restano in ogni caso fedeli a se stesse. «Socialista senza partito e cristiano senza Chiesa», come emblematicamente si autodefinisce, Silone rifugge da ogni tipo di condizionamento e di etichetta, obbedendo ai moti più profondi della sua coscienza e giungendo ad accordare la sua fiducia solo a un cristianesimo libero dai dogmatismi ecclesiastici, a quel «cristianesimo demitizzato, ridotto alla sua sostanza morale», in grado di occuparsi della "redenzione" sociale del mondo. «Fu nel momento della rottura che sentii quanto fossi legato a Cristo in tutte le fibre dell'essere».
In quali termini possono configurarsi la posizione dei credenti nella società e l’impegno dei cristiani in politica? C’è ancora posto per il dio di Gesù Cristo ed è ancora ragionevole credere in una società fortemente secolarizzata e in gran parte indifferente al fatto religioso? C’è ancora spazio per verità assolute in un mondo nel quale tutto sembra lecito e tutto è opinabile? Sono alcune domande a cui si tenta di dare una risposta nei cinque saggi contenuti in questo volume. Scritti in occasioni diverse, essi affrontano argomenti teologico-spirituali di varia natura che, se pur eterogenei almeno in apparenza, trovano organicità nell’intento di offrire alcune essenziali coordinate interpretative con le quali abitare da credenti questo nostro tempo senza disperdersi nei meandri di un legittimo, sebbene talvolta disorientante, pluralismo di ordine culturale, etico e religioso.
Scopo di questo breve saggio è dimostrare che Lutero non intendeva fondare una nuova Chiesa, bensì trasformare quella esistente, rendendola più confacente allo spirito evangelico delle origini. Per questo il monaco agostiniano si adoperò con zelante impegno a tratteggiare, per così dire, la planimetria del cristianesimo del futuro, configurandolo più come una fede, che come una religione. Solo così, alla luce anche di certe sue intuizioni, è possibile pensare che il cristianesimo, scevro dalle ipoteche dei condizionamenti culturali, sia in grado di fare ancora risuonare l'eco della voce di Cristo e risulti più "credibile", presso le nuove generazioni, nella sua "pretesa" di essere depositario di un messaggio universale da offrire all'umanità.
Il volume presenta i caratteri essenziali della visione politica del mondo biblico, nell'Antico e nel Nuovo Testamento, evidenziando come il paradosso della croce di Cristo costituisca la chiave di volta per il passaggio da una logica di dominio a una logica di servizio.
Giunto sui crinali dell'era planetaria, può l'uomo affidarsi ai messaggi di salvezza che ancora gli giungono dalle grandi religioni del passato, compreso il cristianesimo?