Con Bonaventura sia la Chiesa sia l'Ordine dei Frati Minori si trovano a vivere la fase storica in cui nasce l'esigenza di rendere accessibile in modo esplicito l'esperienza di Francesco di Assisi, e a Bonaventura stesso, a causa del suo ministero teologico al quale si aggiunge anche quello della guida dell'Ordine, tocca in sorte la missione di esplicitare non solo il vissuto dell'Assisiate, ma anche e soprattutto le sue intenzioni originarie nei confronti della sua Fraternità. Egli riesce in quest'impresa grazie alla geniale intuizione di pensare all'interno di ciò che, in definitiva, costituisce il cuore del vissuto di Francesco: l'evento de La Verna. In questo senso tale evento non solo diventa il motivo principale di una theologia practica nel doctor seraphicus, ma ne accompagna l'intero itinerario, come una costante e interna presenza, a partire dalla teologia della creazione, fino alla centralità cristologico-trinitaria del vissuto di Francesco a La Verna. Il carattere trinitario dell'esperienza mistica di Francesco, il suo influsso e la sua presenza nella teologia trinitaria di Bonaventura costituscono una delle interpretazioni più interessanti di tale esperienza e una chiave di lettura di vari passaggi della teologia trinitaria di Bonaventura, il quale rappresenta l'intelligenza teologica della «mystica sapientia» di Francesco d'Assisi. Da questo punto di vista egli si presenta particolarmente attuale e provocatorio per la ricerca teologica. Infatti, in Bonaventura, grazie a quanto egli sa cogliere da Francesco, riflessione filosofica e speculazione teologica si fondono insieme nel vissuto mistico-agapico di quel Dio trino che non recede mai dalla sua volontà di scendere verso l'uomo. In questo senso, la mistica diventa di per sé una vera e propria provocazione, che la teologia non può fare a meno di raccogliere.