Tombe reali di Amarna, Egitto. Il fascio luminoso della torcia accarezza la parete grezza. «Nefertiti avrebbe dovuto trovarsi qui» borbotta Zahi Hawass davanti al loculo scavato nell'arenaria, desolatamente vuoto, aggrottando le sopracciglia cespugliose. «Invece non c'è proprio nulla.» La Regina del Nilo è scomparsa senza lasciare tracce. Dopo oltre tremila anni il suo corpo non è stato ancora rinvenuto. Di lei ci resta il magnifico busto di pietra con la corona blu, conservato a Berlino, ideale di bellezza femminile. «Signora della gioia, piena d'amore», Nefertiti era adorata dal popolo, moglie amatissima del faraone «eretico» Akhenaton - che nel XIV secolo a.C. sfidò i potenti sacerdoti di Tebe e si votò al culto dell'unico dio Aton, il Sole -, con lui fondò la città di Amarna, nel cuore del deserto, e alla sua morte salì forse al trono come un vero faraone, con il nome di Smenkhara. L'affascinante ed enigmatica sovrana rimane però uno dei tanti misteri ancora sepolti sotto le sabbie dell'Egitto, forse il più avvincente: dov'è la sua tomba? In molti l'hanno cercata, senza successo. L'ultimo in ordine di tempo è l'archeologo britannico Nicholas Reeves, secondo cui la regina delle regine giace in una cripta segreta nella Valle dei Re, dentro la tomba del figliastro Tutankhamon, il Faraone d'oro, nascosta dietro una parete con il suo favoloso tesoro... L'archeologo Zahi Hawass e il regista Brando Quilici, ci raccontano l'avventura archeologica sulle tracce di Nefertiti intervallandola con aneddoti di viaggio e di avventure sottoterra tra mummie, pipistrelli, serpenti «importuni» e germi letali. Per «braccare» la Bella del Nilo viene schierato un vero arsenale tecnologico, anche se, come sostiene Hawass, «un radar da solo non ha mai scoperto niente in Egitto»: servono l'esperienza e il fiuto dell'archeologo, più una buona dose di fortuna. «Nefertiti, se ci sei, stiamo arrivando.»
Luke vive a Devon, una cittadina ai confini con le grandi distese di ghiaccio del Canada settentrionale. Si è trasferito lì da un anno insieme alla famiglia. Ha lasciato Vancouver, l'oceano, gli amici, per quel posto dove non ci sono prati ma tundra, dove il mare scricchiola e i compagni di scuola si ostinano a trattarlo come un intruso. Per convincerlo, suo padre, esploratore prima ancora che pilota, gli aveva promesso straordinarie avventure, lì nell'Artico. Peccato che proprio l'Artico lo abbia tradito, inghiottendolo insieme al suo aereo durante una tempesta. Ora per Luke quello è un luogo ostile, e si sente solo in una famiglia che fa del suo meglio per ricominciare a vivere: la madre è sempre troppo impegnata nel suo lavoro di ricerca e la sorella è alle prese con l'adolescenza. Ma una mattina accade qualcosa di straordinario. Nel garage di casa, Luke trova Nanuk, un cucciolo di orso polare la cui madre è appena stata catturata dai ranger per essere riportata a nord, verso Cape Resolute. Qualcosa gli dice che questa è la sua occasione: quell'orsetto deve essere ricondotto da sua madre e sarà lui a farlo. Così prepara lo zaino, monta sulla motoslitta e parte, munito di barrette di cioccolata di cui Nanuk è ghiotto. Li attende un'avventura straordinaria in mezzo ai ghiacci, tra orsi feroci, balenieri inuit, tempeste e iceberg alla deriva. Mille insidie metteranno alla prova il coraggio di Luke. E salderanno tra il ragazzo e Nanuk un legame che andrà oltre l'amicizia.