
Rabbia e orgoglio. Due pulsioni cui Amedeo Quondam si richiama per descrivere le ragioni della nascita di questo libro, che descrive analiticamente il processo di costituzione di uno dei grandi modelli culturali della modernità: la conversazione. Rabbia per la favola triste che, promulgando la condanna etica e politica della "decadenza" italiana nei secoli dell'Antico regime, ha trasmesso la leggenda che la conversazione sia un'invenzione francese, sua gloria distintiva ed esclusiva. Quondam restituisce invece le fondazioni archeologiche e strutturali della conversazione alla cultura italiana, che nell'arco di meno di un secolo - tra 1490 e 1570 - ha dato vita a opere come il "Libro del Cortegiano" di Baldassarre Castiglione e il "Galateo" di Giovanni Della Casa. Due esempi di come la conversazione rappresenti e connoti geneticamente quella "forma del vivere" secondo grazia e sprezzatura, per onore e per utile, che Pontano, Castiglione, Della Casa, Guazzo elaborano e prospettano. La conversazione è saper stare al mondo, è saper parlare (o tacere) a tono e a turno, in modo sempre piacevole e acuto, è parte cospicua della nuova scienza mondana di cui il gentiluomo moderno si deve impadronire quale supremo ornamento della sua principale professione, che resta quella delle armi. Essa è l'archetipo di quella "civiltà" che nella stessa epoca definisce nuove regole, in quanto forma che annette il corpo, i suoi gesti e la sua voce, al mondo estetico dell'arte.
Il Rinascimento italiano è ormai patrimonio universale dell'umanità: di turisti e di studiosi d'ogni paese. Un'appropriazione che nasce nel corso dell'Ottocento e ha il suo epicentro dinamico nella cultura inglese e angloamericana: dal mito delle colline di Fiesole e delle loro ville al Chiantishire di oggi. Questo libro racconta tre episodi fondamentali della lunga storia tra gli Inglesi e l'Italia (e l'Europa): dalla metà del Settecento (Lord Chesterfield) al primo Ottocento (William Roscoe), a fine Ottocento (John Addington Symonds). Tre forme di una stessa passione: di contro al disdegnoso cipiglio con cui il "nostro" Ottocento elimina il Rinascimento dalla genealogia dell'identità nazionale.