Fingendo di essere Girolamo redivivo, il monaco del IX secolo Pascasio Radberto, frequentatore della corte di Carlo Magno e figlio spirituale di una zia dell'imperatore, le scrive una calda lettera per illustrarle i pregi della vita monastica. Continuando la finzione, si rivolge a lei e a sua figlia come se fossero Paola ed Eustochio, le due matrone romane amiche del grande traduttore della Bibbia e monaco betlemmita. Per loro spiega i testi liturgici della festa dell'Assunzione, recentemente creati sulla base del Cantico dei Cantici; a loro spiega i misteri principali dell'incarnazione di Cristo secondo la dottrina dei concili; e soprattutto le esorta, insieme alle loro consorelle, a vivere santamente la loro vocazione monastica, sull'esempio di Maria vergine e madre, nella preghiera e nella pratica delle virtù, nella gioia del celebrare e nella perfezione della carità.