"Il terzo pilastro" traccia un quadro di ampio respiro che ci aiuta a capire come le tre colonne portanti della società (lo Stato, i mercati, la comunità in cui viviamo) interagiscano fra loro, perché le cose stanno iniziando a guastarsi e come possiamo tornare a una situazione più stabile e sicura. Gli economisti limitano troppo spesso il loro campo di riflessione al rapporto fra Stato e mercati, lasciando ad altri le sfuggenti questioni sociali - un atteggiamento non solo miope ma anche pericoloso. Tutta l'economia in realtà è socioeconomia: i mercati sono inseriti in una rete di rapporti umani, di norme e di valori, e Rajan mostra come nel corso della Storia il passaggio a una nuova fase tecnologica abbia sempre strappato il mercato dalle vecchie reti, suscitando quelle violente reazioni che oggi definiamo populismo. Ogni volta si perviene a un nuovo equilibrio, ma il processo può essere violento e caotico, soprattutto se svolto nel modo sbagliato, come sta accadendo oggi. A mano a mano che i mercati crescono, crescono anche gli Stati, concentrando il potere economico e politico in hub centrali che.prosperano condannando la periferia alla decomposizione, metaforica e letterale. Rajan offre un'alternativa, un modo per ripensare il rapporto fra mercato e società civile, e si esprime a favore di uno spostamento dell'enfasi verso il rafforzamento del potere e della vitalità delle comunità locali come antidoto alla disperazione e al malcontento crescenti. La tesi di Rajan - che pure non è un conservatore dogmatico - suonerà provocatoria: a meno che la base non assuma il controllo del processo decisionale, la nostra democrazia continuerà a vacillare.
"Raghuram Rajan è stato uno dei pochi economisti al mondo ad avvertire la comunità internazionale della crisi imminente prima che si manifestasse, in un momento anzi in cui il paradigma dominante era al suo culmine. In "Terremoti finanziari" egli mostra come le decisioni individuali che nel complesso hanno causato la crisi finanziaria - decisioni prese dai banchieri, dai governi e dai semplici proprietari di case - erano risposte in sé razionali ma all'interno di un ordine finanziario globale scorretto. Un sistema cioè in cui gli incentivi al rischio erano incredibilmente fuori misura rispetto ai pericoli che tale rischio poneva. Rajan dimostra inoltre come l'accesso disuguale sia all'educazione sia alla tutela della salute negli Stati Uniti ponga noi tutti in grave pericolo; lo stesso si può dire anche per le scelte economiche di Paesi come la Germania, il Giappone e la Cina, che gravano l'America di un fardello non dovuto. A conclusione del libro Rajan delinea le scelte radicali che dobbiamo assolutamente compiere se vogliamo assicurare un'economia globale più stabile al fine di ricreare una prosperità duratura." (dalla prefazione di Franco Debenedetti
I capitalisti affermati hanno paura della competizione, che mina il predominio delle imprese esistenti e le costringe a riguadagnarsi la propria posizione ogni giorno. I mercati finanziari sviluppati spaventano particolarmente, perché favoriscono e alimentano la concorrenza, equiparando i punti di partenza. L'Italia è un esempio da manuale della degenerazione del capitalismo in un sistema di élite, fatto dalle élite, e per le élite. E rappresenta, al tempo stesso, un caso emblematico del ruolo decisivo svolto dal sistema finanziario in questa degenerazione. Non è sorprendente che in Italia tutte le nuove opportunità di investimento, dai telefoni cellulari alle società di servizi pubblici neoprivatizzate, siano sempre sfruttate da pochi privilegiati. Sono gli unici con il denaro e i contatti per farlo. E non sorprende neppure che queste stesse persone si oppongano a uno sviluppo finanziario: andrebbe a intaccare proprio la fonte della loro rendita di posizione.