«Un aspetto della narrazione di Raponi che colpisce, e di cui il lettore potrà meglio rendersi conto nell'accostare direttamente i testi dell'autore, è l'equilibrio con cui della Cattolica esponeva la storia, così come del resto faceva per tutte le sue ricerche, fondandosi sempre su documenti e testimonianze sottoposti a meticoloso vaglio critico. Il rigore con cui Raponi attendeva alla sua professione di storico, e al quale anche in questi studi restava fedele, non deve però far pensare che avesse vissuto e vivesse l'esperienza della Cattolica in forma fredda e distaccata. In realtà, egli continuò a partecipare alla vita dell'ateneo non da spettatore esterno, ma con le proprie passioni e con i propri orientamenti, anche se evitò accuratamente che essi interferissero con la ricostruzione storica delle vicende cui aveva preso parte.» (dall'introduzione di Luciano Pazzaglia)