Questo lungo saggio nasce come introduzione alla prima edizione italiana del "De Occulta Philosophia" di Enrico Cornelio Agrippa di Nettesheim. Reghini lo compose intorno al 1926 ed è molto più di una semplice introduzione, appare piuttosto come un vero e proprio lavoro critico su Agrippa e il suo tempo.
Un'Introduzione ai numeri pitagorici - come scriveva lo stesso Reghini in una lettera - «di carattere filosofico e culturale in cui la questione dell'aritmetica pitagorica è inquadrata nel pitagoreismo in generale. [...] Nell'ultima revisione ho cercato di smussare tutte le punte in modo da non offendere troppo gli adoratori dei vari feticci che ancora purtroppo fanno da padroni. Mi è costato quasi due anni di lavoro, e il giudizio altrui in proposito non mi preoccupa perché so non esservi alcuno in grado di farlo sotto tutti i suoi aspetti tranne forse Guénon».