Bruce Springsteen ha sessantatre anni, incendia gli stadi, continua la sua battaglia politica a fianco di Obama, scrive ballate memorabili. David Remnick, il direttore del "New Yorker", dà una lettura del Boss che è insieme analisi e definitiva canonizzazione. "We are alive" è una microbiografia, un ritratto, una evocazione, a tutto sesto, del personaggio a partire dal suo ultimo album e dal tour a esso intitolato. Remnick gioca con sapienza fra presente e passato, fra l'armeggiare della band sul palco e l'infanzia a Freehold, fra la morte di Clarence e la scena provinciale di Asbury Park, fra il sostegno a Obama e il viaggio a New York in autobus. Lo guarda spendersi come un vero animale da palco nei concerti, tocca il delicato tema del padre, Doug, così presente nelle sue canzoni, celebra l'amicizia con Jon Landau, fa cenno alla relativa tranquillità degli ultimi venti anni insieme alla moglie Patti Scialfa. Sottolinea spesso il "duro lavoro" con cui Bruce si è guadagnato l'eternità, e, insieme, anche il tempo per leggere finalmente "I fratelli Karamazov".
Nessuna vicenda è più significativa nella storia americana di questo secolo del successo di Barack Obama alle elezioni presidenziali, e questo libro lo racconta come nessun giornalista o storico aveva fatto sinora, indagando in maniera esaustiva le circostanze, le esperienze di vita e l'ambizione che lo hanno portato alla Casa Bianca. David Remnick, con la sua impareggiabile capacità di evidenziare il significato storico degli eventi, presenta il ritratto, al tempo stesso magistrale e inedito, di un giovane alla ricerca di sé e di un politico in ascesa determinato a diventare il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. Abbiamo qui il più completo resoconto della sua storia fino alla vittoria: la tragica esistenza del padre, un brillante economista che ha abbandonato la famiglia e ha concluso la sua vita da sconfitto; la madre Stanley Ann Dunham, che ha avuto un figlio quando era ancora ragazzina e poi ha fatto carriera come antropologa vivendo e studiando in Indonesia; la serie di scuole elitarie in cui Obama ha iniziato a forgiarsi una propria identità; l'esperienza come coordinatore di comunità a Chicago, che ha influenzato la sua decisione di darsi alla politica, e che gli ha dischiuso le porte della Harvard Law School, dove si è delineato per lui il senso della grande missione da compiere. Grazie a un'enorme quantità di interviste con amici e insegnanti, mentori e avversari, i familiari e lo stesso Obama, Remnick ci consente di capire come abbia fatto un giovane senza radici, confuso e inesperto a reinventarsi come leader politico. Rileggendone l'ascesa attraverso il prisma del conflitto razziale e sullo sfondo della storia di Chicago, ci mostra come la complessa eredità di questa città e della storia degli Stati Uniti abbia fortemente condizionato i primi passi dell'Obama politico e i suoi rapporti con i vecchi leader neri e con gli eroi del movimento per i diritti civili.
David Remnick è affascinato da quei personaggi ossessionati dall'idea di fare la storia di questa era e offre ai lettori imprevedibili sguardi della loro sfera intima, come quando ritrae Al Gore all'indomani della sua sconfitta alle elezioni presidenziali o Tony Blair nel pieno della crisi irachena. Remnick ritorna inoltre a due aree geopolitiche che ben conosce: Israele (con un'analisi accurata di Hamas e dello scenario politico dopo la morte di Arafat) e la Russia postcomunista (con un ritratto della figura di Vladimir Putin). Ma anche alcuni tra i maggiori scrittori della letteratura degli ultimi anni non sfuggono al suo sguardo acuto: Philip Roth, Don De Lillo, Amos Oz per non parlare di una sua vecchia passione, il pugilato, che già l'aveva fatto conoscere anche dal pubblico italiano. Il Mike Tyson da lui disegnato è un cammeo di rara bellezza. Una raccolta dei reportage e dei ritratti più memorabili del direttore del "The New Yorker". Ciò che li contraddistingue è la capacità di andare oltre l'immagine pubblica dei protagonisti che modellano la nostra contemporaneità, restituendo la sfera intima delle loro emozioni.