Ludwig Guttmann voleva essere un neurologo, curare le lesioni spinali, aiutare gli altri. Ma nel 1938, dopo la Notte dei cristalli, capì che la situazione degli ebrei in Germania stava rapidamente precipitando: essere uno dei medici più stimati del paese non avrebbe salvato lui e la sua famiglia dalla deportazione. Raggiunse così l'Inghilterra, e qui avviò una rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre l'approccio alla paraplegia. A Stoke Mandeville, l'ospedale che iniziò a dirigere nel 1944 nel Berkshire, i feriti di guerra non avrebbero incontrato né avversione né commiserazione. Questi giovani - perlopiù piloti della RAF impegnati a difendere l'Europa dalla minaccia nazista - erano «il meglio degli uomini» e non meritavano di marcire in un letto. Alla disperazione e ai sedativi, Guttmann preferì l'attività sportiva, l'aria fresca, la gioia dei rapporti umani. Ragazzi che la guerra aveva drammaticamente segnato tornavano alla vita grazie all'entusiasmo di una sana competizione. L'anno della svolta fu il 1960, quando grazie al medico italiano Antonio Maglio i «Giochi di Stoke Mandeville» approdarono a Roma, in occasione della XVII Olimpiade. Nacquero così le gare paralimpiche. Un cuore da campione non racconta solo la vita di un personaggio straordinario fortunosamente scampato alla Shoah, celebra anche un'avventura coraggiosa che ha cambiato in profondità il nostro modo di intendere lo sport, il corpo e i rapporti umani. Una rivoluzione che oggi sopravvive nella determinazione di tutti gli atleti paralimpici, nel grido di gioia di Bebe Vio e nella forza indomita di Alex Zanardi. Una rivoluzione iniziata con una palla medica lanciata da un letto all'altro, in un ospedale sperduto nella campagna inglese, e giunta infine sul podio olimpico con un oro al collo.
«Molti anni dovranno ancora trascorrere, prima che si possa considerare chiusa definitivamente la lunga stagione del terrorismo italiano» scrive Paolo Mieli nella prefazione a questo volume. Una stagione cruenta, gli «anni di piombo», durante la quale l'Arma dei carabinieri ha pagato un tributo di sangue altissimo. Sotto i proiettili dei terroristi di destra e di sinistra, che miravano a sovvertire a colpi di mitra quello Stato che da sempre gli uomini con gli alamari rappresentano, sono caduti in trentasei: investigatori di esperienza, scelti per la loro azione efficace e coraggiosa, e semplici carabinieri colpiti a caso, per il solo fatto di indossare un'uniforme, tutte vittime sacrificali della violenza cieca, senza pietà né appello, che tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta ha seminato odio, avvelenando il clima sociale nel nostro Paese. In questa antologia, che raccoglie i contributi di Giovanni Bianconi, Piero Colaprico, Andrea Galli, Carlo Lucarelli, Massimo Lugli, Roberto Riccardi, Valerio Varesi, vengono ripercorse le storie di ognuno di loro, e insieme delle diverse fasi del terrorismo politico in Italia: dalle bombe ai tralicci in Alto Adige già negli anni Sessanta alla strage di Peteano nel 1972 a firma di Ordine nuovo, dalle spietate azioni di fuoco delle Brigate rosse, che arrivarono a rapire e assassinare Aldo Moro uccidendo tutti gli uomini della scorta, a quelle firmate da Prima linea e da altri gruppi della sinistra eversiva, passando per la violenza di segno opposto dei Nuclei armati rivoluzionari. Ma soprattutto viene data voce a mogli, figli, fratelli che videro un giorno le proprie famiglie spezzarsi e i propri cari - come scrive il comandante generale dell'Arma Tullio Del Sette nell'introduzione - «diventare eroi di una guerra che non avevano dichiarato».
Questo libro racconta la vita di Alberto Sed dalla nascita ai giorni nostri. Rimasto orfano di padre da bambino, Alberto è stato per anni in collegio. Le leggi razziali del 1938 gli hanno impedito di proseguire gli studi. Il 16 ottobre 1943 è sfuggito alla retata effettuata nel ghetto di Roma. È stato catturato in seguito, insieme alla madre e alle sorelle Angelica, Fatina ed Emma. Dopo il transito da Fossoli, la famiglia è giunta ad Auschwitz su un carro bestiame. Emma e la madre, giudicate inabili al lavoro nella selezione condotta all'arrivo, sono finite subito nella camera a gas. Angelica, un mese prima della fine della guerra, è stata sbranata dai cani per il divertimento delle SS. Solo Fatina è tornata, segnata da ferite profonde: ha assistito alla fine terribile di Angelica ed è stata sottoposta agli esperimenti del dottor Mengele. Alberto è sopravvissuto a varie selezioni, alla fame, alle torture, all'inverno, alle marce della morte. Ha partecipato per un pezzo di pane ad incontri di pugilato fra prigionieri organizzati la domenica per un pubblico di SS con le loro donne. Dopo essere scampato a un bombardamento, è stato liberato a Dora nell'aprile 1945. Tornato a Roma, superate le difficoltà di reinserimento, ha iniziato a lavorare nel commercio dei metalli e si è sposato. Ha tre figlie, sette nipoti e tre pronipoti.
La farfalla impazzita: è questa la definizione che un suo caro amico dà di Giulia Spizzichino, ebrea romana segnata dalle deportazioni e dalla strage delle Fosse Ardeatine, che le hanno strappato ben ventisei familiari. Un insetto che sbatte le ali a caso, senza riuscire a trovare un luogo dove posarsi. La sua vita, dopo la retata del 16 ottobre 1943 nel Ghetto, dopo quella prima metà del '44, interminabile, in cui è costretta a nascondersi e rischia più volte di essere presa dai nazisti, non sarà più la stessa. Impossibile vivere un'adolescenza spensierata: i balli, le amiche, i primi amori. Impossibile coltivare relazioni affettive, e saranno due i matrimoni andati male. Mezzo secolo più tardi, anche i fantasmi di un passato mai dimenticato le torneranno davanti. Sarà chiamata proprio lei, la farfalla impazzita, a partire per l'Argentina. Un viaggio nello spazio e nel tempo per ottenere l'estradizione di Erich Priebke. È il maggio 1994, la sua missione riesce. Ma in fondo alla strada non troverà la pace, bensì una nuova stagione di sofferenza, quella dei processi. Una testimonianza toccante, che nonostante tutto ci consegna un messaggio di speranza e di amore.