Perché gli esseri umani cooperano volontariamente? È per puro egoismo, o perché fanno parte della nostra natura anche istinti altruistici, che aspettano solo il momento più opportuno per manifestarsi? Gli individui sono incapaci di vivere gli uni senza gli altri. La storia dell'umanità è la storia di società sempre più complesse e cooperative: la collaborazione fra estranei si fa più intensa, la divisione del lavoro più ramificata, la capacità di ognuno di soddisfare le esigenze altrui sempre maggiore. In questa affascinante disamina delle origini evolutive della società e della cooperazione umana, Matt Ridley attinge a studi e ricerche di carattere biologico, come pure economico e politologico, per spiegare come l'interesse egoistico e la collaborazione reciproca non siano affatto incompatibili fra loro. Il nostro istinto alla cooperazione potrebbe essersi evoluto proprio sulla base di necessità individuali: scambiandoci favori che possono andare a nostro vantaggio oltre che a beneficio degli altri.
Dopo decenni di dispute tra "innatisti" - secondo i quali esiste nell'uomo un nucleo arcaico scarsamente modificabile - e "empiristi" - invariabilmente darwiniani e fautori del primato dell'ambiente in nome di un'idea di progresso - tutte queste dicotomie appaiono prive di fondamento. Ben più interessanti di queste guerre di religione è il quadro che emerge dalla ricerca sul genoma, afferma Ridley in questo libro. In ogni essere umano, sostiene l'autore, sono presenti l'espressione delle emozioni di Darwin e l'eredità di Galton, gli istinti di James e i geni di De Vries, i riflessi di Pavlov e le associazioni di John Watson, l'esperienza formativa di Freud, la divisione del lavoro di Durkheim, l'imprinting di Lorenz.