Nella costruzione dell'Antropologia religiosa da parte di Julien Ries, studioso delle religioni mediterranee e mediorientali, l'incontro con la preistoria è stato particolarmente proficuo. Sia con quella che oggi chiamiamo paleoantropologia, e cioè lo studio delle origini dell'uomo, riconosciute dalla metà del secolo scorso a oltre 2 milioni di anni fa, sia con l'esplosione degli studi sull'arte rupestre dell'ultimo Paleolitico e del Neolitico a partire da 40.000 anni prima di Cristo. Questo volumetto concerne anzitutto le culture e le civiltà prima della nascita delle cosiddette "grandi religioni", ma i segni dell'homo religiosus, e cioè le costanti del sacro simbolo, mito e rito -, sono già evidenti. Si tratta di una straordinaria evidenza a livello simbolico e rituale, anche se non abbiamo il racconto mitico trasmesso per iscritto. Il tema della vita dopo la morte appare da plurime tracce. L'uomo religioso di centinaia di migliaia di anni fa cura le sepolture dei suoi defunti con fiori, oggetti e segni che devono accompagnarli nella vita in un altro mondo.
Dopo i due tomi del volume IX dedicati a Gnosi e manicheismo, questo volume tratta della Chiesa di Mani. Durante la sua prolungata permanenza tra gli elcasaiti di Dastumisan, il futuro profeta ha avuto occasione di riflettere sulle dottrine dei numerosi gruppi gnostici del Vicino Oriente, di integrarle nel suo dualismo radicale di origine iranica e di puntare lo sguardo su un’altra comunità religiosa ampiamente diffusa all’inizio del III secolo, la Chiesa cristiana. Mani respinge il battesimo come mezzo di salvezza sostituendolo con la gnosi e si richiama a Gesù quale modello e iniziatore di una tradizione del tutto opposta a quella di Elcasai. Dichiarandosi il Paraclito annunciato da Gesù, si presenta come l’Apostolo di Gesù Cristo e intende la sua Chiesa gnostica come la vera Chiesa cristiana.
La prima parte del volume affronta il problema della salvezza e dei salvatori nel manicheismo e studia la struttura della Chiesa manichea, dalla presunta rivelazione celeste di Mani alla volontà di diffondere la sua gnosi quale messaggio universale di salvezza. La seconda parte si concentra sulla vita quotidiana della Chiesa del profeta di Babilonia, sui suoi comandamenti, sull’encratismo e la liturgia. Nella terza parte vengono discusse le dottrine escatologiche, con il tema della morte, del giudizio e del destino nell’aldilà, nelle quali è importante accertare le influenze provenienti dal Nuovo Testamento. Sulla loro base, viene proposta un’analisi dei tre tempi manichei: l’inizio, il tempo mediano e la fine del tempo. La quarta parte raggruppa i contributi relativi al comportamento dei manichei di fronte alle altre religioni con cui sono entrati in contatto: il buddhismo, il culto di Mithra, il paganesimo romano, il cristianesimo, con un confronto approfondito tra la visione agostiniana e quella manichea della Bibbia. La quinta parte è dedicata alla lotta che Agostino (adepto della setta per più di nove anni) ha ingaggiato contro la Chiesa di Mani, a partire dalla sua conversione alla Chiesa di Gesù Cristo, passando per il platonismo. La confutazione di Agostino ha come obiettivo specifico la dottrina manichea della creazione e della salvezza dell’uomo. La sintesi che chiude il volume presenta infine una breve comparazione tra manicheismo e cristianesimo, due religioni universali di salvezza.
Questo volume raccoglie l’insieme dei contributi di Julien Ries sulla religione manichea.
Lo studioso, che ha cominciato a occuparsi del manicheismo, suo primo e principale settore di specializzazione, nei primi anni '50, ha prodotto sull’argomento, in sessant’anni di ricerche assidue, una ragguardevole quantità di saggi, che rendono giustizia dell’importanza di questa tradizione universalista diffusasi nella tarda antichità e sopravvissuta sino all’epoca medievale, se si riconoscono come suoi discendenti diretti i catari, i bogomili e i pauliciani.
Ries si è concentrato particolarmente su due aspetti della ricerca, spesso combinandoli tra loro all’interno dei suoi testi: la storia degli studi e l’analisi letteraria e dottrinale delle fonti. Lo studio accurato della documentazione di provenienza egiziana, sia greca (come la biografia di Mani) sia copta (ad esempio la produzione catechetica ed omiletica), gli ha consentito di ricostruire nel dettaglio il primo periodo della vita del profeta babilonese, la complessa relazione con la tradizione giudeo-cristiana di cui era impregnato e la successiva elaborazione di un pensiero indipendente a carattere nettamente gnostico e - quanto meno in origine - fortemente antiritualista. Il libro aggiunge così un tassello importante per la nostra comprensione della dottrina manichea, specialmente nel suo rapporto con i testi del Nuovo Testamento e dunque con il cristianesimo.
Con questo volume ha inizio la sezione dell’Opera Omnia di Julien Ries relativa all’ambito cui il grande storico delle religioni ha dedicato le maggiori energie: il ribollente mondo della spiritualità e delle religioni nel Mediterraneo nell’età ellenistica. Il volume riunisce gli studi pubblicati da Ries sul vasto fenomeno della gnosi, una raccolta ampia e approfondita da cui emerge un quadro completo della dottrina gnostica e dei suoi legami con le religioni e le correnti di pensiero che animavano il Mediterraneo nel tardo ellenismo: dall’ebraismo al cristianesimo, dall’orfismo alle religioni dualiste del vicino oriente. Conferenze, studi, saggi, sono stati riorganizzati e completati dall’autore strutturando un volume che costituisce una sintesi inedita per molti. Si delinea così un panorama completo e aggiornato, fondato su basi filologiche ineccepibili ma caratterizzato da una forma espositiva accessibile anche al pubblico dei non specialisti.
Questo volume chiude il Trattato di
Antropologia del Sacro, avviato nel
1989 da Jaca Book per affrontare sistematicamente
il problema dell’uomo
simbolico e della sua esperienza del
sacro, e può esserne considerato in
qualche modo la chiave di volta contemporanea.
Il libro infatti, pur attingendo
esempi da svariati contesti storici,
affronta il tema delle metamorfosi
del sacro che rivela sempre più un posto
determinante nella conoscenza della
nostra epoca. I quattro fenomeni su cui
si concentra il volume – l’acculturazione,
l’inculturazione, il sincretismo e il
fondamentalismo – sono tutti testimonianza
di cambiamenti di forma, di
natura o di struttura, che l’esperienza
del sacro può subire nel suo svolgersi
storicamente e culturalmente.
L’acculturazione è un concetto utilizzato
in antropologia a partire dalla fine del XIX secolo
per descrivere i fenomeni di assimilazione o gli scambi
culturali che intervengono tra due gruppi di tradizioni
differenti portati a vivere in contatto continuo.
Inculturazione è invece termine specificamente impie-
gato per descrivere la penetrazione
del messaggio cristiano in un determinato
ambito e i nuovi rapporti che si
stabiliscono tra la fede cristiana e la
cultura di questo ambiente. Con l’inculturazione
le strutture della fede
cristiana si mantengono intatte pur
trovandosi di fronte a mutamenti e
metamorfosi nell’espressione delle
forme del sacro.
Con il sincretismo si assiste a
fenomeni di “prestito” di elementi di
una certa tradizione ad un’altra o di
“amalgama” di tradizioni che si compenetrano
più profondamente.
Il fondamentalismo, qui affrontato
nelle sue accezioni cristiana, islamica e
indu, è in principio una dottrina che
sostiene il ritorno a una tradizione
sacra da restaurare e reinstaurare per
servire da antidoto in una società che
si è allontanata dalle sue strutture fondamentali.
Studiosi di aree differenti e di caratura internazionale
contribuiscono con i rispettivi approfondimenti a comporre
un mosaico affascinante ed articolato sul grande
tema delle persistenze e delle mutazioni del sacro.
Julien Ries (1920), sacerdote, ha conseguito il dottorato in teologia e la licenza in filologia e storia orientale all’Université Catholique
di Louvain-la-Neuve, dove ha iniziato a insegnare nel 1960, occupando dal 1968 al 1990 la cattedra di storia
delle religioni e fondandovi il Centre d’Histoire des Religions, di cui è tuttora presidente. Ha creato e dirige quattro collane di studi:
Homo religiosus, Cerfaux-Lefort, Information et Enseignement, Conférences et Travaux. Autore, editore o co-editore di oltre quaranta
libri e raccolte, ha inoltre pubblicato quattrocento articoli relativi a diversi campi della storia delle religioni e dell’orientalistica.
Membro del comitato di redazione del Dictionnaire des Religions, dirige il Trattato di Antropologia del Sacro (10 volumi, di cui 8
già pubblicati da Jaca Book, in coedizione con Massimo, e alcuni già tradotti in quattro lingue: francese, inglese, spagnolo, ungherese).
Tra le sue più recenti pubblicazioni presso Jaca Book segnaliamo sei volumi nella collana illustrata per ragazzi Le Religioni
dell’Umanità (1999-2001, pubblicata in 10 lingue), Il mito. Il suo messaggio e il suo linguaggio attraverso le civiltà (2005,
in collaborazione), Il mito e il suo significato (2005) e Il senso del sacro nelle culture e nelle religioni (2006).
Il piano della sua Opera Omnia prevede la pubblicazione di undici volumi.
Presentiamo il primo volume di AMATECA, la collana di manuali teologici pubblicata in dieci lingue sotto il coordinamento internazionale di Jaca Book e ispirata all'opera e alla teologia di Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar. È oltremodo significativo che l'intera collana, con le sue sette sezioni e i suoi 22 volumi (15 ad oggi pubblicati), si apra con un volume del maggiore storico delle religioni vivente, Julien Ries, che sulle tracce di Mircea Eliade ha contribuito in maniera determinante a definire un nuovo ambito disciplinare fondato sul senso del sacro nell'uomo, l'antropologia religiosa. Questo volume infatti presenta l'uomo "Alla ricerca di Dio" nel quadro e alla luce dell'antropologia religiosa, una disciplina che si distingue dall'etnologia religiosa, dalla stessa storia delle religioni e dalla sociologia religiosa. Essa studia l'uomo sia come creatore e utilizzatore dell'insieme simbolico del sacro, sia come portatore delle credenze religiose che dirigono la sua vita e il suo comportamento. Si tratta dell'uomo considerato nella sua unità e nella sua totalità, l'uomo corpo e anima, cuore e coscienza, pensiero e volontà. Questa antropologia è basata sull'homo religiosus e sul suo comportamento attraverso l'esperienza del sacro.
La problematica del comparativismo nella storia delle religioni, un ambito che che nel corso del XX secolo ha conosciuto grandi dibattiti
Julien Ries ritiene che, dopo avere ricostruito e analizzato i diversi sistemi religiosi nelle loro peculiarità applicando il metodo storico, lo studioso debba fare un passo ulteriore e porsi la questione del significato delle esperienze religiose per gli uomini che le hanno vissute e per l'uomo in generale. La storia, in questo modo, apre la strada all'ermeneutica. L'autore comincia con il mostrare, attraverso una disamina storiografica puntale, come si sia via via imposto il problema della comparazione e come i principali storici delle religioni lo abbiano affrontato. Sulla base delle loro ricerche, l'antropologia religiosa si propone oggi di comprendere e rendere esplicito il messaggio di cui l'homo religiosus è stato portatore nel corso dei millenni e di cogliere i tratti di quel rapporto fra l'uomo e il sacro che si esprime nei fenomeni religiosi. Il caso dei simboli della croce e della luce, studiati nella loro inesausta ricchezza di significati, dimostra in maniera eloquente il modo di procedere dell'ermeneutica di Ries. La comparazione, cioè il confronto di esperienze, di idee, di sistemi religiosi, non è però soltanto uno strumento di analisi scientifica. Essa costituisce anche la condizione per un dialogo fra le varie confessioni religiose. Il volume si conclude con un importante testo sull'inculturazione, tema fondamentale del rapporto tra le religioni.
L'induismo è la religione della grande maggioranza degli abitanti dell'India; per capirla occorre partire dal pensiero e dalle concezioni culturali degli invasori indoeuropei penetrati nella valli del'Indo e del gange dal duemila prima dell'era cristiana. Questo pensiero vedico si è trasformato e diversificato nel corso dei secoli a contatto con le culture pre-vediche radicate in India molto prima della penetrazione dei conquistatori ariani e si fonda su alcune costanti che vengono spiegate sinteticamente. Età di lettura: da 9 anni.
Un grande storico delle religioni tratteggia, in sintetiche e ricche pagine, il filo rosso della storia del cattolicesimo nella sua scansione temporale e descrive i momenti cruciali, più drammatici e più creativi dal V secolo dopo Cristo ai giorni nostri, da Alarico al Concilio Vaticano II, passando per la crisi del Cinquecento e dei Lumi. Età di lettura: da 9 anni.