L'ombra del principe di Danimarca si distende per tutto il Novecento italiano, dando vita a numerose e feconde riscritture (emerge quella di Carmelo Bene). Uno dei più assidui frequentatori degli spalti di Elsinore resta Giovanni Testori, che ci ha lasciato tre Amleti, concepiti rispettivamente in forma di sceneggiatura, tragedia e oratorio. Alla pluralità dei codici letterari e drammaturgici si accompagna una progressione tematica che culmina nell'investimento sacrificale dell'eroe, capace con la propria morte di realizzare una compiuta imitatio Christi. Stefania Rimini segue l'itinerario metamorfico dell'opera-emblema di Shakespeare all'interno dell'immaginario testoriano, studiandone e sintetizzandone le peculiarità simboliche e stilistiche.
Il corpus drammaturgico di Pier Paolo Pasolini vela e disvela una vertigine d'assoluto come fecondo intrecciarsi di gridato erotismo e sfacciata vocazione al martirio. La risentita definizione corporale dei personaggi diviene così pulsione rituale mirata a restaurare un precoce modello cristologico dentro il turbato paradigma di una salvezza ancora possibile. Stefania Rimini, nel ragionato intento di motivare l'arduo sistema sacrificale posto in essere dal suo autore, percorre tutte le stazioni di una via crucis ossessivamente attestata sin dagli esordi e scandalosamente prolungata, oltre l'estremo cimento didattico di Salò, nel progetto incompiuto, e monitorio, di Porno-Teo-Kolossal.