«Isterico può essere chiunque, ma una tradizione filosofica e culturale ancora oggi prevalente attribuisce l'origine dell'isteria al carattere femminile. Lo conferma l'origine etimologica della parola stessa: dal greco ysteron = utero.
L'isteria tuttavia non colpisce solo le donne, le quali peraltro nell'immaginario collettivo sono sommariamente così divise: quelle con carattere remissivo, e cioè le belle addormentate che non riescono a risvegliarsi senza il bacio del principe, e quelle con carattere vitalissimo, debordante e scatenato, che si rivelano bisognose di incontrare un uomo dominatore. Sappia il lettore che questo libro ignora le belle addormentate ed analizza invece il carattere di quelle isteriche (spesso identificate nel linguaggio comune con le bisbetiche)...
Comprendere i comportamenti umani (di cui l'isteria è uno dei più complessi) richiede un'analisi meno spettacolare di quella usata nei teatri, e consona invece ad un'indagine scientifica ragionevol¬mente fondata ed impersonale. Ad essa però si arriva andando oltre molti principi della filosofia affermati da secoli, parecchi luoghi comuni presenti nella cultura, e mettendo in discussione non pochi ruoli che la società e il costume corrente propongono come ovvi e, a volte, impongono come necessari... Mella società governata dall'uomo la donna è un essere che conta in quanto è utile e funzionale all'organizzazione della società stessa. A lei tocca capire, ma non le spetta il diritto di essere capita. L'origine del carattere isterico va quindi storicamente individuata nella compressione del ruolo sociale della donna, che non può decidere sui problemi comuni e non può nemmeno rendersi autonoma dall'uomo. Ecco allora che la sua ribellione manifesta energie vitali che non trovano sfogo in comportamenti socialmente riconosciuti. Riconoscerli è invece necessario per la scienza ed utile per la società; almeno per quel tipo di società "aperta" che intende valorizzare al meglio tutti i suoi membri, siano essi uomini o donne, e offrire loro le migliori opportunità di vita» (dalla Premessa).
Un testo sull'incontro tra filosofia e neuroscienze con la teoria della mente. E' primaria l'intuizione dell'esistenza nel cervello di un'entita chiamata mente o intelletto, che opera intenzionalmente secondo un piano preordinato, finalizzato, che si attua creando specifiche forme che non esistono in natura. Essa e stata variamente identificata: fuoco divino" per Eraclito, monondo delle idee per Platone, "messaggero" del cervello per Ippocrate, "entelechia" per Aristotele, "pneuma" per gli stoici, spiriti animali per Galeno, Cartesio e per il neurologo Willis, processo cognitivo per le moderne neuroscienze. La mente per Epicuro, contiene in se le forme che attua, che sono quindi una sorta di "immaginazione" del pensiero: per questo filosofo essa ha il compito di studiare la natura per poter giungere a concetti generali... "