Il sesto dell'Iliade è il canto di Glauco e Diomede, nemici pronti a incrociare le armi ma anche poi a deporle in nome dell'antico vincolo dell'ospitalità; è il canto di Ettore e Andromaca, due figure avvinte per sempre dalla sincerità del sentimento coniugale. Ma è anche il canto delle prime volte. Per la prima volta nella tradizione occidentale la fragilità della vita umana è accostata alle foglie che cadono. Per la prima volta la malinconia imprigiona l'anima di un uomo, Bellerofonte, un eroe senza macchia, a cui gli dèi diedero bellezza, virilità e fascino. Per la prima volta un grande guerriero, Ettore, abbraccia suo figlio Astianatte sapendo di andare forse a morire. Ed è ancora in questo canto che Andromaca pronuncia la prima e più bella dichiarazione d'amore di sempre.
Sulla Sicilia, sin da tempi antichissimi, si sono riversate ondate di civiltà. Ma i Greci vi hanno lasciato un carattere indelebile, che fa parte della natura profonda di questa terra. Gli dèi non se ne sono mai andati dall'isola. Nelle campagne assolate nel cuore dell'estate, per le strade aggrappate ai pennacchi di roccia delle montagne siciliane si può ancora sentire Eracle chiamare le sue mandrie e Ulisse ridere del Ciclope. Nel tramonto di Agrigento, di Selinunte, di Segesta abitano ancora le processioni in onore degli dèi. Quando il giorno chiama la notte, nei teatri di Siracusa e di Taormina, il racconto del mito, nella rappresentazione delle tragedie, ritrova la voce potente che dovette avere nel V secolo a.C., in Grecia e nell'Occidente greco. Terra rifugio di dèi e di eroi, di ninfe e di filosofi, di mostri e di re, la Sicilia è l'incarnazione di quello straniamento magico e felice che tanto piaceva ai Greci. È la stranizza di un mezzogiorno d'estate, con i cortili risuonanti di voci e qualche buona storia da ascoltare e da raccontare.
Il mito di Arianna è così celebre da esserci quasi familiare. La sua silhouette attraversa le rovine di gigantismi mitologici: figure che hanno colonizzato in modo ipertrofico l'immaginario della cultura occidentale; lei minuta fra le statue ciclopiche del padre Minosse, del fratello Minotauro e della prigione, il labirinto, in cui era rinchiuso. Tuttavia, se anche si muove leggera nel cono di luce di questo mondo famoso, Arianna è intessuta nell'ombra e quando si afferra la sua veste è pronta a sfuggire, negandosi all'interpretazione. È stata, nella sua madrepatria, una dea del labirinto e ha visto i coetanei muoversi in cerchio, seguendo una misteriosa coreografia inventata da Dedalo. Ha amato follemente Teseo, senza esserne in verità mai ricambiata. Ha scelto di tradire la famiglia, di lasciare dietro di sé la patria, per salire su una nave ateniese sperando di diventare, un giorno, regina di Atene. Si è spenta, invece, sulla riva del mare di Nasso, dopo l'abbandono. È morta di parto a Cipro. Si è mutata in statua sulla piana di Argo, per aver incrociato lo sguardo pietrificante della gorgone Medusa. Il dio Dioniso l'ha scelta, infine, come compagna e le ha regalato una nuova vita fra le stelle. Molti destini diversi, a volte persino dissonanti fra loro, per un personaggio fra i più noti della mitologia antica. Questo libro vuole restituire al lettore tutte le anime di Arianna e infonderle un po' di nuova vita...