L'eterna unione di Parvati e Siva, la discesa di Krsna tra le gopi, l'inno all'amore del Cantico dei Cantici, il buon Pastore che ama le sue pecorelle fino alla fine (Gv 10, 11-18), quel Dio il cui cuore "si commuove dentro e il cui intimo freme di compassione" (Os 11, 8): tutte queste manifestazioni dell'amore di Dio, nonostante la lontananza temporale, culturale e linguistica, appartengono a un immaginario collettivo inesauribile e condiviso. Sembra esserci, nell'amore, una dimensione universale che trascende tutte le sue forme e le sue espressioni particolari: l'amore vive in ogni espressione culturale umana, genera empatia ed energia creativa, comunica attraverso le differenze di tempo, luogo e spazio. L'autore, in un vero e proprio esercizio di teologia comparata, si pone in ascolto di un classico hindu dell'amore di Dio per coglierne le risonanze cristiane in vista di un ripensamento dell'autocomprensione cristiana in chiave interreligiosa.
"Immaginare l'altro è un'impresa ardua. Richiede coraggio, fantasia, voli inaspettati, andare per sentieri poco battuti. L'alterità è il concetto che più ripugna al 'buon senso', che più facilmente si tacita, si sopprime, tanto è preponderante il desiderio di omogeneizzare, di normalizzare. Eppure abbiamo la necessità, come singoli e come comunità, di metterci sulle tracce dell'Altro, ma se siamo incapaci d'immaginarlo ne sentiremo l'esigenza?". A partire da questa domanda, l'autore si cala nel pluralismo religioso odierno per presentare gli sguardi che le diverse religioni (cristianesimo, induismo, buddismo, giudaismo e islam) hanno rivolto all'a/Altro nel tentativo d'immaginarlo, di non spezzare quella relazione. Da questo bisogno di socialità, diventa indispensabile un rinnovato impegno per il dialogo e l'incontro tra i credenti, in vista della costruzione di una "casa di preghiera per tutti i popoli".
"La teologia dialogica interreligiosa non è una nuova stanza che si aggiunge a quelle già esistenti della teologia biblica, sistematica, dogmatica e fondamentale, ma un modo diverso di abitare ogni stanza". In pagine di ampio respiro, l'autore - riprendendo le riflessioni metodologiche della teologia delle religioni svolte da alcuni suoi esponenti di spicco come Jacques Dupuis, Michael Amaladoss, Claude Geffrè - raggiunge le ultime frontiere del pensiero su cristianesimo e religioni, attingendo al pensiero di David Tracy, Felix Wilfred, Paul Tillich, Raimon Panikkar, Francis X. Clooney e James Fredericks. Sullo sfondo dell'emergente pluralismo religioso e della condizione postmoderna, l'Autore esplora poi alcuni degli ambiti e dei temi critici della prassi e della teoria dell'incontro tra le religioni così da enucleare orientamenti inediti per un ripensamento della metodologia teologica. Di qui l'attenzione specifica a due grandi religioni orientali: l'induismo e il buddismo.