"Bastiano, domani prenderai i voti, cerca di non fare tardi". "Obbedisco", rispose soltanto lui chinando il testone di capelli crespi. Perché l'obbedienza l'aveva ormai addosso, come la tonaca. Da sempre ubbidiente, fin da piccolo nelle risaie, in orfanotrofio, poi soldato, in convento, in carcere... Oggi, al suo funerale, oltre ai tre frati che recitano le orazioni, ci sono soltanto loro cinque, malandati, tutti anziani, come lui del resto, morto d'improvviso a novantaquattro anni, ognuno pensoso, distratto, perché quella modesta bara posata sui cavalietti li obbliga a ripercorrere momenti della vita di ognuno. Momenti più o meno legati a quella interminabile del frate cercatore. Momenti sereni, complicati, drammatici, tristi... L'alluvione, l'orfanotrofio, la guerra, la dittatura, ancora la guerra, il bombardamento, il ragazzo del sud. Poi la tragedia, la ragazza che cade dall'alto campanile. Una tragedia di tutti. Dopo l'arresto, il processo, il carcere, il ritorno... E lui sempre lì, alto, ossuto, forte, taciturno, apparentemente lo stesso, ma non era più lo stesso. Nessuno era più lo stesso.
"Questa è una storia del Campo di Fossoli, costruito davanti a casa nostra nel '42. La storia di coloro, soldati e civili, uomini e donne, che hanno sostato tra queste baracche e questo filo spinato prima di proseguire verso Auschwitz e gli altri lager nazisti. Ma è anche la nostra storia, di gente contadina abituata ad un vivere antichissimo nella campagna silenziosa e solitaria, un vivere d'improvviso sconvolto dalla costruzione di un campo di concentramento. Che soprattutto stupiva e cambiava chi era bambino. Come me."