Adriano Olivetti (1901-1960) ereditò dal geniale padre la fabbrica di macchine per scrivere e calcolatrici che ne porta il nome. Fu un imprenditore di successo, il più rivoluzionario industriale della storia italiana, un raffinato intellettuale, un grande editore, uno sfortunato uomo politico. Con la sua impresa creò un vero e proprio mito, oggi tanto celebrato quanto tradito. Nell'utopia olivettiana si tenevano uniti individuo e comunità, materia e spirito, giustizia sociale e iniziativa imprenditoriale, concretezza e cultura, meccanica e creatività. Giulio Sapelli, uno dei maggiori economisti italiani, ripropone in tutta la sua "scandalosa" inattualità la lezione umana e civile di Olivetti. Nel volume anche un agile profilo biografico del grande imprenditore di Ivrea, curato da Davide Cadeddu, che consente al lettore di oggi di ripercorrere la vicenda di Olivetti dentro il contesto economico, politico e culturale dell'epoca.
Questo libro intende proporre una visione dinamica dei rapporti tra agire sociale e processi economici. Il cuore della riflessione è nella considerazione che l'economia monetaria capitalistica non annichilisce la volontà personale dei soggetti poiché essi costituiscono il tessuto connettivo delle relazioni sociali che sottostanno e sottendono qualsivoglia processo economico.