In breve
«Caro figlio, in questo libro cercheremo di riflettere un po’ sul fatto fondamentale che gli uomini non vivono isolati, ma riuniti in società. Parleremo del potere e dell’organizzazione, del mutuo soccorso e dello sfruttamento dei deboli da parte dei forti, dell’uguaglianza e del diritto alla differenza, della guerra e della pace. Parleremo delle ragioni dell’obbedienza e di quelle della ribellione. Tu mi conosci: anche se in questo libro penso di schierarmi del tutto apertamente da una parte o dall’altra, qualora mi vada di farlo, non ho intenzione di fare la morale alla fine su chi sono i ‘buoni’ e chi i ‘cattivi’. Andremo alla ricerca delle questioni fondamentali, di ciò che è in gioco nella politica e non di ciò a cui giocano i politici».
Indice
Prologo - Prologo all’edizione 1993 - 1. Siamo qui riuniti... - 2. Obbedienti e ribelli - 3. Vediamo un po’ chi è che comanda - 4. La grande invenzione greca - 5. Tutti per uno, uno per tutti - 6. Le ricchezze del mondo - 7. Come far guerra alla guerra - 8. Liberi o felici? - Epilogo. Potevamo arrivare fin qui - Dizionario del cittadino che non ha paura di sapere - Commiato
"La maggior parte dei nostri più imperiosi desideri è destinata a evitare, differire o esorcizzare la morte. Saperci mortali è innanzitutto saperci votati alla perdita. La cosa più grave non è esattamente non durare, ma piuttosto che tutto si perda come se non fosse mai esistito." Questo libro parla di religione, o meglio di religioni: cosa significa credere, in che cosa crediamo o non crediamo e che rapporto hanno queste credenze con la più importante di tutte, l'aspirazione all'immortalità. Ma parla anche della verità, della differenza tra credulità e fede, delle vie non dogmatiche dello spirito, delle implicazioni politiche dei fanatismi ortodossi, del ruolo della formazione religiosa nell'educazione delle democrazie laiche. E parla anche forse soprattutto - di come si può vivere di fronte all'inevitabile, senza concessioni al panico né eccessi di speranza.
"Caro figlio, in questo libro cercheremo di riflettere un po' sul fatto fondamentale che gli uomini non vivono isolati, ma riuniti in società. Parleremo del potere e dell'organizzazione, del mutuo soccorso e dello sfruttamento dei deboli da parte dei forti, dell'uguaglianza e del diritto alla differenza, della guerra e della pace. Parleremo delle ragioni dell'obbedienza e di quelle della ribellione. Come in "Etica per un figlio", anche in questo libro penso di schierarmi del tutto apertamente da una parte o dall'altra, qualora mi vada di farlo, non ho intenzione di fare la morale su chi sono i "buoni" e chi i "cattivi", né ti consigliere chi devi votare e neppure se votare. Andremo alla ricerca delle questioni fondamentali, di ciò che è in gioco nella politica e non di ciò a cui giocano i politici... Dopo di che, tu avrai l'ultima parola: fa in modo che nessuno te la tolga né la pronunci al posto tuo." Le motivazioni fondamentali che hanno da sempre mosso l'agire politico degli uomini, passate in rassegna dallo sguardo di Fernando Savater.
"La maggior parte dei nostri più imperiosi desideri è destinata a evitare, differire o esorcizzare la morte. Saperci mortali è innanzitutto saperci votati alla perdita. La cosa più grave non è esattamente non durare, ma piuttosto che tutto si perda come se non fosse mai esistito." Questo libro parla di religione, o meglio di religioni: cosa significa credere, in che cosa crediamo o non crediamo e che rapporto hanno queste credenze con la più importante di tutte, l'aspirazione all'immortalità. Ma parla anche della verità, della differenza tra credulità e fede, delle vie non dogmatiche dello spirito, delle implicazioni politiche dei fanatismi ortodossi, del ruolo della formazione religiosa nell'educazione delle democrazie laiche. E parla anche forse soprattutto - di come si può vivere di fronte all'inevitabile, senza concessioni al panico né eccessi di speranza.
"Non è vero che un'etica laica, senza assoluti e senza miti, non può fornire modelli educativi efficaci. Savarer lo dimostra: la moralità è autonomia, capacità di non sottomettersi, amore di sé nel senso migliore del termine. Un libro intenso ma anche amichevole, che genitori e maestri dovrebbero leggere e commentare insieme ai loro figli, discepoli, amici adolescenti." (Gianni Vattimo)
Ciò che ci distingue in quanto esseri umani è la capacità di decidere e inventare azioni in grado di trasformare la realtà e noi stessi. Tale predisposizione, che si chiama 'libertà', è insieme condanna e fondamento di ciò che consideriamo la nostra dignità raziocinante. Per capire che cosa s'intende con 'libertà', dobbiamo pensare allora a ciò che significa e comporta la capacità di scegliere. In questo libro Savater delinea un'antropologi della libertà umana ed entra nel merito dei tipi di scelta da fare per affrontare meglio il nostro destino di uomini: la verità e il piacere, la politica e l'educazione civica, la tanto sottovalutata virtù dell'umanità in quanto tale e l'umile accettazione della nostra contingenza.
Nato a San Sebastián nel 1947, filosofo-scrittore, Fernando Savater è uno dei maggiori intellettuali spagnoli di oggi. In questo libro ricostruisce la sua vita, e i suoi "contrattempi": dalla scoperta della televisione a dodici anni alla battaglia contro la dittatura di Franco e l'autoritarismo in università, l'abilità dialettica della madre, la "nonnità" del padre, l'impegno civile contro il terrorismo basco, l'origine della bugia, l'insegnamento dei fumetti... Un racconto che ha il sapore di una confidenza in cui Savater parla dei suoi gusti, delle sue passioni, dei luoghi amati e delle persone care.
"Saltabeccando da un libro a un film, da un episodio di cronaca all'analisi di un quadro a una polemica intellettuale di lungo periodo, Savater può dare finalmente corso alla sua vena di grande dilettante, nell'accezione stendhaliana del termine. E quello che potrebbe sembrare soltanto un insieme di materiali diversi lascia intravedere una trama ben precisa: trama disegnata da un giornalista sui generis, simile a un philosophe che può essere apparentato a quella tradizione di illuminismo scettico francese che da Montagne passa per Voltaire e conduce poi a Camus e da ultimo a Cioran." (Franco Marcoaldi)
Ciò che ci distingue in quanto esseri umani è la capacità di decidere e inventare azioni in grado di trasformare la realtà e noi stessi. Tale predisposizione, che si chiama 'libertà', è insieme condanna e fondamento di ciò che consideriamo la nostra dignità raziocinante. Per capire che cosa s'intende con 'libertà', dobbiamo pensare allora a ciò che significa e comporta la capacità di scegliere. In questo libro Savater delinea un'antropologi della libertà umana ed entra nel merito dei tipi di scelta da fare per affrontare meglio il nostro destino di uomini: la verità e il piacere, la politica e l'educazione civica, la tanto sottovalutata virtù dell'umanità in quanto tale e l'umile accettazione della nostra contingenza.
Nessun autore spagnolo del Novecento ha mai stimolato tanti studi e tanti commenti come Jorge Luis Borges: a nemmeno vent'anni dalla sua morte è universalmente considerato un classico della grande letteratura. Queste pagine di Savater non sono un altro capitolo di studi letterari dedicati al maestro della duplicazione: «In queste pagine - dice l'autore - racconto l'effetto che Borges ha avuto su di me, uno dei suoi tanti lettori: come mi colpì ciò che lessi e seppi di lui, quali piaceri e quali riflessioni gli devo, qual è stato il mio Borges e in che senso sono stato trasfigurato dalla sua frequentazione, dal suo contagio». Queste pagine sono quasi un'agiografia, un atto di devozione in cui molto viene rivelato di Borges, ma molto anche di Savater.