Il fulgore rinascimentale della Firenze medicea è stato ormai raccontato in ogni sua piega.In queste pagine, come in un prisma infranto o negli episodi di una serie televisiva inesistente, sfilano gli ultimi Medici: personaggi bizzarri e mutevoli, alla rincorsa di una realtà che sfugge loro di mano. Erotomani, devotissimi, collezionisti maniaci, malmaritate, sul proscenio di Palazzo Pitti e delle innumerevoli ville della dinastia. Splendore e disastro si attirano e si seducono: dal 1620 al 1737 si susseguono ambizioni sbagliate, scelte dinastiche suicide, alleanze improbabili: tutto per salvare la stirpe, che comunque infine si estingue, lasciando il posto ai Lorena.
Discendente della dinastia tessile degli Amman, Luisa Casati Stampa (1881-1957) rimase presto orfana e si ritrovò con un enorme patrimonio da dilapidare. Milano, sua città natale, Roma, Venezia, Parigi - dove prese dimora nell'enorme e ingestibile Palais Rose - e infine Londra furono i suoi palcoscenici. Attratta da ogni eccesso, dalle droghe all'occulto, fu modella di tutti i protagonisti delle avanguardie, avendo al suo fianco una corte di iconografi intenti a celebrare le sue gesta in maschera. Leggendaria, sprezzante, chimerica, fu compagna di D'Annunzio e finì i suoi giorni in miseria. Cecil Beaton la inseguì nei suoi ultimi anni per ritrarre la sua decadenza, ma lei si schermì, preferendo affidarsi al ricordo. Una memoria che ha ispirato artisti, scrittori, creatori di moda e performer, affascinati dal suo "vivere inimitabile".
Rodolfo Siviero (1911-1983), spia ed esperto d'arte, ha contribuito alla salvezza e al recupero di molte opere rubate dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. In un montaggio incrociato, "Siviero contro Hitler" presenta da un lato le ambizioni monumentali di esproprio dei nazisti (tra le funeree grandezze del Carinhall di Göring e il progettato Museo Hitler di Linz), dall'altro le avventure, in parte coperte dal segreto ufficiale, di questo 007 dell'Arte e il suo contributo alla salvaguardia del nostro patrimonio artistico. Il libro esce a ridosso del film The Monuments Men, scritto, diretto e interpretato da George Clooney e basato sull'omonimo romanzo di Robert M. Edsel (2009), che racconta la storia di un gruppo di storici dell'arte e curatori di musei riuniti per recuperare importanti opere d'arte rubate dai nazisti, prima che vengano distrutte.
Nella notte tra il 17 e 18 di ottobre del 1969 svaniva per sempre, rubata con inaudita semplicità, la "Natività" di Caravaggio, opera magnifica e tra le più importanti dell'ultimo periodo del Maestro, e l'unica dipinta durante l'incerto soggiorno del pittore a Palermo. Il quadro di grandi dimensioni copriva una parete del mistico e festoso Oratorio di San Lorenzo ed era incastonato nei "teatrini", che ornavano tutto il complesso, dell'altro sommo Giacomo Serpotta. Opera d'arte immensa, dunque, non solo il dipinto, ma nel complesso il luogo in cui si inseriva. Il danno del furto fu inestimabile. E riassunse agli occhi dell'opinione pubblica più civile un'immagine di violenza, di incuria ambientale, di negligenza delle autorità. Un'immagine simbolo dell'inerte decadenza in cui era stata irretita una città una volta orgogliosa. Di questa sorta di stupro alla città, Scarlini ricostruisce la cronaca per moltissimi aspetti controversa: non si è mai conosciuto l'esecutore e il mandante, mai si è chiarita la fine del quadro; tanto meno s'è individuato il movente dell'atto: se causato semplicemente da sete di guadagno o di possesso, oppure parte di una strategia più difficile da decifrare, di destabilizzazione se non di umiliazione inferta allo stato o volta a suggellare iconograficamente un dominio indicibile.
La Chiesa ha elaborato nei secoli una ferrea strategia, tra fasto e disciplina, che passa attraverso simboli ben determinati. Tra di essi hanno un ruolo centrale gli abiti, inclusi gli accessori e le decorazioni che spiccano in ogni rituale, specialmente in quelli connessi alla figura del papa. La suggestione estetica deve colpire lo spettatore interessato come quello distratto, in una sequenza coreografata con estrema accuratezza. L’elenco delle vesti che spettano a tutti gli stati del clero, da giorno e da sera, per la quotidianità e ovviamente da cerimonia, da pranzo e da visita benefica o mondana, forma un intero dizionario: almuzia, amitto, cappa, casula, cocolla, falda, pianeta, rocchetto, tunicella, velo, zucchetto, oltre a guanti, ombrelli, scarpe.
Sacre sfilate racconta il mondo rutilante dell’eleganza vaticana disegnando una storia che non è solo quella della corte di san Pietro, ma anche quella italiana, così legata a doppio filo alla storia della Chiesa. Da Pio IX a Benedetto XVI corrono vicende simili, eppure sempre diverse, tenute insieme da un concetto: l’abito fa il monaco, il rito senza la pianeta giusta non avrebbe la stessa efficacia. Niente è mai lasciato al caso, ogni singolo dettaglio è stabilito dai secoli, ma ognuno dei pontefici aggiunge o toglie a suo gusto, prima di ricominciare l’ennesima sacra sfilata.