Tra gli studi veterotestamentari la teologia dell'Antico Testamento è stata a lungo considerata il vertice della disciplina. Tuttavia, negli ultimi decenni è diventato sempre meno chiaro di che cosa una teologia dell'Antico Testamento si debba effettivamente occupare. Konrad Schmid affronta innanzitutto il compito di chiarire storicamente il concetto di teologia applicato alla Bibbia; quindi, discute la diversità delle Bibbie ebraiche e degli Antichi Testamenti esistenti, per poi analizzare il carattere teologico dei libri e delle raccolte dell'Antico Testamento sulla base di testi di particolare rilevanza. Konrad Schmid include anche una descrizione della storia teologica dell'Antico Testamento e un'esposizione tematica e storicamente complessa di importanti temi della teologia dell'Antico Testamento.
Il volume guida il lettore in un percorso attraverso la storia e la produzione letteraria di Israele dal I millennio a.C. al II secolo d.C., per ricostruire le circostanze sociali, politiche e culturali in cui hanno avuto origine i testi poi riuniti nelle Scritture ebraiche e cristiane. La nascita dei libri biblici si colloca fin dall'inizio entro un più vasto campo di tradizioni e interpretazioni: essi si sono costituiti e sono stati accolti dalle rispettive comunità come esito della ricezione di tradizioni orali e di scritti precedenti, ripresi, riformulati e commentati. Il "canone", che ci si presenta oggi nella sua forma rigidamente definita, è risultato di un processo di selezione e del confronto continuo con una letteratura più ampia, ricca e varia per forma e profilo teologico. Il principio alla base di questa ricognizione storico-critica è che la Bibbia ebraica e quella cristiana non possono essere adeguatamente comprese l'una senza l'altra, perché condividono un processo di formazione unitario. Ripercorrerlo significa gettare una luce nuova sulle relazioni secolari tra ebraismo e cristianesimo e sulla loro storia che è anche, fin dalle origini, storia dell'interpretazione della Bibbia.