Per secoli i contatti fra cristianesimo e buddhismo sono stati sporadici. Le distanze geografiche e culturali hanno infatti drasticamente limitato le occasioni di incontro. Soltanto in tempi recenti, grazie all'opera di diversi studiosi di ambo le parti, ha cominciato a diffondersi un certo interesse, non solo accademico, ad approfondire la relazione esistente fra questi due centri mondiali del pensiero teologico e filosofico. In questo libro, che fa dell'analisi breve ma puntuale la sua forza, Ermis Segatti mette a confronto il cristianesimo e il buddhismo, analizzandone in particolare due aspetti fondanti: i concetti di rivelazione e illuminazione. Ripercorrendo la vita del Buddha, in particolare gli episodi che ne segnano il percorso verso il «risveglio», e passando in rassegna le «quattro nobili verità», cardine della sua predicazione, Segatti dimostra come l'illuminazione sia un concetto estraneo alle religioni rivelate. Allo stesso modo, la concezione di un dio creatore, propria di cristianesimo ed ebraismo, non è concepibile nella visione del mondo e delle sue origini che caratterizza le varie scuole buddhiste. La tesi di questo libro è che la simbiosi non è la strada da percorrere per rendere più saldi e fruttuosi i reciproci rapporti: il punto da cui partire è piuttosto il riconoscimento delle rispettive peculiarità.
Anima. Dio. Oltre. Sono le tre parole da cui prende le mosse questo viaggio alle soglie della sfera più intima dell'essere umano. Sfera indicibile, inafferrabile, eppure difficilmente negabile. Di fronte a un lutto o a un abbandono, la carne non soffre, ma qualcosa comunque "geme"; e così di fronte a una nascita, a un lieto evento, alla bellezza, qualcosa "si muove". Nondimeno, l'anima non può essere ridotta nei confini angusti della psiche, del cervello e delle sue pulsioni. C'è ben oltre, e quest'"oltre" ci sfugge. Soprattutto in Occidente, alcuni filoni di pensiero della modernità hanno manifestato una dichiarata insofferenza nei confronti del discorso sull'anima, ritenendolo una "pericolosa inclinazione". Alle soglie del terzo millennio, invece, pare sempre più esplicito un riorientamento, anche all'interno di correnti un tempo negazioniste. Questo nuovo sentire, quasi una "rivincita dell'anima", ha preso forma e nome intorno a una parola - spiritualità - sulla quale converge una rinnovata attenzione e attrazione, anche fra chi si è sempre tenuto lontano dalla teologia. Questo libro non vuol essere dunque un trattato, ma una "mappa" che invita a percorrere prospettive che - a proposito di Anima, Dio, Oltre - aiutino a ritrovare un percorso intorno ad alcune domande chiave: è possibile oggi "dire l'anima"? L'anima parla con Dio o dialoga solo con se stessa? Ha senso parlare di "cura d'anime"? E cosa si può ancora teorizzare sul rapporto fra corpo e anima?