«Non dovevo ancora aver compiuto cinque anni quando mio padre mi sparò una rivoltellata in testa: puliva la sua pistola d'ordinanza, una Smith & Wesson calibro 7,35, e il colpo partì, non si seppe mai come.» In quest'incipit folgorante sembra racchiuso il destino di Vittorio Dan Segre: la sua dote di schivare i pericoli un attimo prima che sia troppo tardi. Nato un mese dopo la marcia su Roma in una famiglia della borghesia ebraica piemontese, cresciuto insieme al regime fascista, all'indomani delle leggi razziali decide di lasciare l'Italia, i genitori e l'adorato cane Bizir per imbarcarsi verso la Palestina. L'antisemitismo dilaga in Europa, ma quel ragazzo in giacca blu marino e colletto di canapa non può immaginare fino a che punto questa scelta devierà il corso della sua vita, portandolo ad affrontare da un'angolatura eccentrica gli anni più drammatici del XX secolo. Vittorio Segre diventa così Dan Avni. Prima si stabilisce in un kibbutz, affascinato da quell'esperimento sociale e ideologico che sembra promettere un futuro di uguaglianza. Lavora negli aranceti, si innamora di una ragazza fuggita dalla Germania. Poi, quando anche dal Medio Oriente è chiaro che l'ombra della Shoah va addensandosi sul millenario ebraismo europeo, si arruola nell'esercito inglese che all'epoca governa la Palestina, e diventa speaker di una radio clandestina nell'esplosiva Gerusalemme del 1942 - tra politici visionari e profeti militari, ruderi umani e califfi burocratici, ingenui, santi, eroi, arrivisti, nonché mafiosi italoamericani reclutati in vista dello sbarco in Sicilia -, per ritornare in Italia da soldato "nemico" alla vigilia della Liberazione. Scritto su incoraggiamento di Amos Oz a partire dai diari tenuti in quegli anni, "Storia di un ebreo fortunato" è un memoir insolito, ricco di humor malinconico, che mescola romanzo di formazione e d'avventura. Dan Segre attraversa un mondo dominato dal dolore, ma mantiene una straordinaria purezza nello sguardo; e pur prendendo le mosse dall'adagio talmudico che vuole i malvagi premiati sulla Terra così come i buoni lo saranno nell'aldilà, ha trasformato le peripezie vissute in un racconto memorabile, fedele fino in fondo alle parole di uno dei suoi personaggi: «La vita è più forte del male».
La biografia di un ebreo italiano e cittadino israeliano che ha assistito, in veste di diplomatico, alle svolte più importanti della politica mondiale del secondo dopoguerra e che offre uno sguardo "dall'interno" sulla questione mediorientale. Emigrato in Palestina in seguito alle leggi razziali, Segre ha partecipato in prima persona alla nascita dello Stato d'Israele. Addetto culturale, portavoce dei vertici politici israeliani negli incontri internazionali, ha sempre ricoperto incarichi "defilati" nell'ambito della politica mondiale che gli hanno consentito di assumere il ruolo di osservatore privilegiato di grandi avvenimenti. Segre dipinge una galleria di personaggi che hanno fatto la storia che hanno vinto e perso grandi battaglie politiche.