Da sempre gli esseri umani aspirano alla felicità, ma molti non sanno dove risieda. Spesso si lasciano sedurre dai piaceri dei sensi, che ingannano con le loro carezze, e trascurano la salute dell'animo. Ma la vera felicità non si trova nei beni apparenti. Non ai piaceri del corpo, «delle cucine e dei bordelli», bisogna abbandonarsi e neppure a quelli della ricchezza, perché labili, deperibili e dannosi per la mente. Ma allora dove cercare? E che mezzi ha la filosofia per aiutarci? A partire da queste domande Seneca, con tono acceso e partecipato, pagina dopo pagina, ci svela il segreto per vivere felici. Perché la felicità, per quanto sembri irraggiungibile, è alla portata di tutti.
È il decimo dei "Dialoghi" di Seneca, dedicato al suocero Pompeo Paolino, che aveva in quel momento l'importante incarico di prefetto dell'annona, cioè di raccolta e distribuzione del grano nell'Urbe. E proprio all'amico, oltre che parente, Seneca dà il consiglio di ritirarsi a vita privata, tralasciando ogni attività pubblica. Assumendo cioè un atteggiamento filosofico apparentemente epicureo, nonostante lo stesso Seneca fosse un esponente importante dello stoicismo romano. È in realtà una fase difficile, questa per Seneca, per un breve lasso di tempo fuori dai giochi politici, prima ancora di ritornare in auge grazie al nuovo imperatore Nerone. Il trattatello si basa su un paradosso. Non è la vita a essere breve, come invece comunemente si crede. Essa è lunga, purché la si sappia razionalmente impiegare. Però la vita non deve essere dedicata agli altri, ma al sapere e alla filosofia. L'approccio di Seneca in questo dialogo definisce un importante modello di vita spirituale per l'età classica: Seneca concepisce la filosofia come ricerca della virtù e pratica della libertà.
Goethe diceva che le Ricerche sulla natura - che Seneca scrisse verso la fine della vita - sono il più bel libro di scienza che sia mai stato scritto. Seneca parla dei fuochi che attraversano l'atmosfera: degli aloni, degli arcobaleni, degli specchi, delle nuvole, delle piogge, delle nevi, dei venti, dei terremoti, dei fulmini, dei tuoni, delle acque dolci e salate, della grandine; ed è affascinato dalle profondità sotterranee - grotte, cavità, voragini sconfinate, fiumi, laghi. Parla di tutte le cose della natura con una precisione sensibile e un'adesione alla materia che ci ricorda Lucrezio; e con una fantasia degna di un grande poeta. Sotto i suoi occhi di lucido veggente, la natura diventa animata: nubi, tuoni, fulmini sono la sede di un dramma come quello che si svolge nei nostri cuori. Niente resta mai fermo; tutto si trasforma incessantemente: l'aria deriva dall'acqua, l'acqua dall'aria, il fuoco dall'aria, l'aria dal fuoco. Seneca indaga gli arcani della natura; e la sua immaginazione è ossessionata dalla fine del mondo, quando le acque inghiottiranno la terra, tutte le cose saranno sommerse e si preparerà un nuovo principio dell'universo, con nuovi esseri umani, per qualche tempo puri e innocenti.
Questo grande libro di scienza è anche un libro di teologia e di morale. Seneca ricerca Dio, che gli sfugge e si nasconde: rappresenta la tragica ineluttabilità del destino - e l'attitudine che ciascuno di noi deve tenere davanti alle vicende della storia e delle cose. "Tollera ciò che accade come se avessi voluto che accadesse."
Indice - Sommario
Introduzione
Nota al testo
Abbreviazioni bibliografiche
TESTO E TRADUZIONE
Sigla
Libro primo
Libro secondo
Libro terzo
Libro quarto a
Libro quarto b
Libro quinto
Libro sesto
Libro settimo
COMMENTO
Libro primo
Libro secondo
Libro terzo
Libro quarto a
Libro quarto b
Libro quinto
Libro sesto
Libro settimo
Indice dei nomi
Indice tematico
Indice linguistico
Il senso della fuga del tempo e della capacità delle cose percorre tutta l'opera di Seneca.