Febbraio 1903. Aaron e Samuele, cugini e amici, vagabondano in calesse per la Lucchesia. Il loro idolo si chiama Giacomo Puccini; Samuele è un impresario musicalteatrale; Aaron un fresco ingegnere. Ed è proprio in Puccini, sotto l'Isotta Fraschini che gli si è ribaltata addosso durante un'allegra fuga con l'amante di turno, che s'imbattono; sono loro a dare l'allarme. Cose che potevano succedere nell'Italia di allora. Aaron si sposerà con Rebecca (matrimonio combinato); tra discussioni su Verdi, Wagner e Puccini due modi di essere ebrei - i borghesi di Torino, irrimediabilmente marroni; gli agiati provinciali marchigiani - s'incrociano. Zia Ester e il soprano Drusilla, la casa delle Torrette col suo giardino, la piccola Giovanna e la sua mamma putativa Sara, l'artistico Elia, Miriam che amava i libri, l'affettuosa Kate e il suo Cielo; una guerra e poi l'altra, e in mezzo le leggi razziali, nuove famiglie, nuovi bambini, il fronte, la fuga, le perdite. Reinventarsi una vita, ritrovarsi; e poi il mondo nuovo, il mito degli Stati Uniti e quello di Israele, la ricostruzione, il boom, gli anni del terrorismo. Un secolo narrato da tanti diversi punti di vista, da tante voci che non fanno mai un coro, attraverso la storia di due famiglie ebree.
Un veliero, tre sorelle in fuga da una faida scoppiata per evitare che una di loro diventi regina, un viaggio avventuroso tra Cipro, l'Egitto, il Nord Africa e Cartagine. È questo l'inizio del mito di Didone: regina di diritto, esule per volontà degli Assiri. Didone è una donna volitiva, impulsiva, intelligente e per questo temuta e osteggiata. Costretta da una congiura a fuggire dal Libano, attraversa l'intero Mediterraneo per poi fermarsi nel Nord Africa, fondare Cartagine e con essa costruire il mito dei Fenici. Amata e finalmente protetta dal suo popolo, Didone incontrerà l'uomo che per la prima volta la farà innamorare ma, allo stesso tempo, la porterà alla distruzione: Yarbas, un giovane, bellissimo e crudele principe del deserto. Per lui perderà il bene più prezioso, suo figlio Annibale, e per lui attraverserà il Sahara, si allontanerà dalla sua città, e finirà umiliata e tradita. Tornata a Cartagine, in una città che ora la osteggia, troverà la morte a causa di una aggressione proprio dentro il tempio del quale è sacerdotessa. Il potere, il potere maschile, si libera così di una donna troppo forte per i suoi tempi, e la Storia trova la sua prima eroina. Gaia Servadio racconta Didone: una donna forte, libera, indipendente, profondamente appassionata, e lacerata dall'eterno contrasto tra amore e potere, ragione e sentimento.
Dio è una misteriosa necessità nel cammino dell'uomo: Gaia Servadio prende le mosse da questa constatazione, e dalle mura dell'antica città siriana di Dura Europos, per intraprendere con la leggerezza e la profondità che le sono proprie un viaggio nella spiritualità attraverso i secoli e i popoli. Sulle rive del Tigri e dell'Eufrate, tra le nuvole che sormontano il Tauro, in mezzo alle rocce del Negev, sui ghiacciai dell'Ararat, in Persia e prima ancora in India, sui monti del Caucaso, sull'altopiano dell'Anatolia, le tante divinità di volta in volta create sono in fondo sempre lo stesso Dio, inteso come espressione di un bisogno - dapprima concreto e poi sempre più spirituale che porta l'uomo a costruire un Essere Superiore. Il Dio che emerge dai bassorilievi e dalle statue, dai dipinti, dalle architetture dei templi, è un Dio che è sempre uguale e che sempre cambia nel tempo e nello spazio, secondo le necessità di chi lo custodisce nel proprio cuore. Con lo spirito della grande viaggiatrice, Gaia Servadio segue dunque le tracce del Viaggiatore per eccellenza. La multiforme identità di Dio si rivela nei luoghi che ora la violenza di una spaventosa guerra di religione prova a cancellare, distruggendo le vestigia di tanta memoria spirituale, artistica, culturale: un patrimonio immenso, che in questo libro è evocato con brio e smagliante curiosità.
La vita di Gioachino Rossini è più avventurosa di quella dei quattro moschettieri messi assieme, è un romanzo. Da ragazzino povero a uomo ricco e infelice, da giovane di "sinistra" a vecchio di destra però sempre pronto a sfottere imperatori e impostori. Ci sono più di mille donne nel catalogo di Gioachino, una lista che avrebbe imbarazzato Leporello. Dopo i primi successi è talmente popolare che le ragazzine lo rincorrono per la strada tagliandogli pezzi di vestito da dosso, come succederà con i Beatles, e, se possibile, qualche ciocca di capelli. Lo scrive Lord Byron, furibondo che qualcuno fosse diventato ancora più famoso di lui. Delle opere di Rossini tutti conoscono Il barbiere di Siviglia (del quale quest'anno ricorre il bicentenario, fu composto nel 1815), ma, con la rinnovata percezione del grande compositore, si vanno riscoprendo le opere "serie" e in particolare la sua ultima, il Guillaume Tell, che spalanca le porte al Romanticismo. C'è totale follia ne L'Italiana in Algeri, e Il Turco in Italia è surreale, ante litteram. Ma il vero fulcro tematico del libro è perché Rossini abbia smesso di comporre all'ancora verde età di trentasette anni. La risposta che dà Gaia Servadio si basa sull'analisi critica di un epistolario trovato solo di recente. Oltre 250 lettere che esprimono bene lo humour feroce del Maestro, le sue passioni nascoste ma anche il male e il bene di vivere. La pazzia e il genio sono fratelli gemelli, non solo in Mozart, ma anche in Rossini.
"Raccogliamo le vele" dispiega, secondo una deliberata struttura virgiliana, i fatti che sono parte della ricchissima biografia di Gaia Servadio, donna segnata dal destino felice di stare nel mondo con la scioltezza della ragazza che è sempre stata. Figlia del chimico Luxardo Servadio, conosce da bambina le restrizioni e i travagli delle leggi antisemite italiane. Nel dopoguerra la vita ricomincia, e ricomincia alla grande. Nessun vittimismo. Gaia si muove fra Londra e l'Italia, inquieta, curiosa, ottimista, determinata. A Parma conosce Attilio Bertolucci, partecipa alla vita culturale della città. A Londra conosce e sposa lo storico dell'arte William Mostyn-Owen e si trasferisce definitivamente in Inghilterra. Apprezzata pittrice, Gaia entra nel mondo del giornalismo, inglese e italiano. Dapprima si occupa di costume, poi ottiene servizi via via più impegnativi, dalla mafia (visita da sola i boss confinati a Linosa) alla Guerra dei sei giorni. Entusiasta melomane, segue tutte le avventure del teatro lirico contemporaneo e del teatro tout court. Frequenta Irwin Shaw, Philip Roth, Mary McCarthy, Nancy Mitford e Federico Zeri. Ogni sodalizio apre orizzonti nuovi, nell'arte, nella politica, nella vita culturale. Con una scrittura impetuosa, vitale, brillante, Servadio percorre il suo cammino biografico come una traversata per mare. Personaggi, matrimoni, amori, castelli, bizze di primedonne e sogni di giovani talentuosi sembrano manifestarsi dentro un solo lussureggiante teatro.
Una donna giovane, volitiva, impulsiva. Intelligente, forse molto di più di quanto la società del suo tempo potesse ammettere. Giovanna, regina di Castiglia, figlia di Ferdinando II e di Isabella I, aveva molte doti e sapeva come usarle: autorevolezza, fascino, passione. Insofferente verso la rigidezza dei costumi regali e decisamente ostile all’Inquisizione e ai suoi metodi, fu protagonista della vita sociale e politica a cavallo tra il quindicesimo e sedicesimo secolo, amata dal popolo e ammirata dalle corti europee dell’epoca. Ma la ragion di Stato fu per lei un nemico implacabile: suo padre, suo marito e perfino suo figlio Carlo, l’imperatore, usarono ogni mezzo per esautorarla e strapparle la sovranità dei regni a cui aveva diritto. Fu definita eretica e pazza, fu sequestrata, costretta fino alla morte a una dura prigionia per ordine dei suoi parenti più stretti; una condizione che affrontò con una fermezza e una dignità senza pari, fino all’ultimo.
Gaia Servadio ricostruisce come in un moderno reportage le vicende personali e politiche in cui maturò e si svolse il dramma di Giovanna, svelando il mistero della cosiddetta 'pazzia' – un’etichetta di comodo, frutto di un’accurata propaganda, volta a colpire una donna scomoda, fuori dalle regole.
Gaia Servadio, scrittrice e giornalista, vive a Londra. Molto nota nel mondo culturale inglese e italiano, ha tenuto lezioni e conferenze in varie università, ha realizzato documentari per la Rai e la Bbc. Il suo primo romanzo, Tanto gentile e tanto onesta è stato bestseller in sei paesi e tradotto in dodici lingue. Per Salani ha già pubblicato Il Rinascimento allo specchio.