Mussolini mutò profondamente il volto di Roma, perché nella sua visione la città doveva trasformarsi nel centro politico e nel simbolo per eccellenza del potere imperiale. Vennero quindi ridisegnati gli assetti urbanistici della capitale e pianificata la sua monumentalizzazione in senso fascista: le tracce dell'antichità furono isolate, intere aree del centro storico vennero demolite e furono celebrati, attraverso la pietra, fasti e conquiste del regime. Attorno a lui si radunarono così uomini di cultura, archeologi e architetti e prese corpo un rinnovato e multiforme spazio pubblico in cui l'intento celebrativo ricopriva un ruolo talmente dominante che, ancora a settant'anni di distanza, Roma reca indelebili segni di quella che era.