Figura eccezionale nella storia culturale del novecento, Soldati racconta i suoi tre viaggi compiuti attraverso l'Italia alla ricerca dei vini genuini, alcuni famosi, altri noti, altri ancora no. Ma non si tratta di una semplice guida enologica: è un libro che parla di paesaggi, di uomini, di case, ville e castelli incontrati e amorevolmente scrutati in un itinerario alla ricerca di una civiltà autentica, legata alla terra e al clima, che ha nel vino uno dei suoi prodotti più sinceri, frutto dell'equilibrio tra natura e cultura. Dal Trentino-Alto Adige alla Sicilia e alla Sardegna, l'autore si addentra nella provincia italiana alla ricerca del "vino prelibato, che schiva ogni pubblicità", che "vuole essere scoperto e conosciuto in solitudine, o nella religiosa compagnia di pochi amici". Pur non essendo un enologo professionista, come tiene più volte a ricordare, Soldati considera ciascun vino dotato di una sua unicità, si impegna a comprenderlo e ne apparecchia un ritratto per i lettori, quasi si trattasse di una persona.
Si ritrovano sempre con le gambe sotto il tavolo, Mario Soldati e l'amico Gigi Arnaudi, origini piemontesi ma naturalizzato in Valpadana, di professione maresciallo dei carabinieri. E così, alla trattoria del Leon d'Oro, o alle Tre Ganasce, o anche nel vagone ristorante di un treno, il maresciallo racconta i suoi casi professionali e lo scrittore li annota mentalmente, per poi metterli su carta: vicende di normale umanità nella provincia italiana, una quotidianità in cui Arnaudi si muove, pedinatore di storie, immalinconito dalle manette, degustando il piacere dell'indagine come quello di un buon pasto. Con uno scritto di Roberto Perrone.
Questo volume conclusivo – curato come i precedenti da Bruno Falcetto – è un’ampia antologia. La sua prima sezione, “Viaggi”, presenta, oltre al capolavoro America primo amore, Un viaggio a Lourdes (un’opera a cavallo tra reportage e pamphlet, racconto autobiografico e saggio di psicologia sociale), Fuga in Italia (racconto della fuga da Roma a Napoli durante l’occupazione tedesca), e articoli tratti dalle raccolte Fuori (resoconto di viaggi compiuti negli anni Sessanta, dalla Grecia alla Libia, dall’Italia all’URSS), Vino al vino (attraverso l’esperienza del viaggio si valorizza la produzione vinicola italiana), Addio diletta Amelia (racconto del ritorno in America dopo quarant’anni) e L’avventura in Valtellina. La seconda sezione raccoglie tematicamente (Società, Letteratura, Arti figurative e musica, Cinema, teatro e tv) pagine di diario, saggi, recensioni. L’ultima sezione contiene, oltre alla produzione poetica e di canzoni, una scelta tratta da copioni teatrali, tra cui l’inedito giovanile Nerone.
Roma, 9 settembre 1944. Al Teatro Valle si spengono le luci di scena del varietà satirico intitolato al destriero bianco di Mussolini: "Il suo cavallo", per l'appunto. Nella città da poco liberata, lo spettacolo va alla meno peggio. Sembra però che il pubblico "continui a divertirsi molto alla imitazione di Mussolini fatta da Campanini". È Steno che, con la collaborazione di Castellani, Soldati e Longanesi, ha messo su lo spettacolo. Soldati si rivolge agli amici e, quasi per sfida, annuncia che parte come inviato speciale per il fronte: sulle piste degli Alleati e del Corpo Italiano di Liberazione; là dove si combatte contro le truppe tedesche che, tra varie atrocità, continuano a occupare il paese, lontano da una capitale che sgangheratamente ride della sua recente pagliacciata storica e intanto crede di emanciparsi parlando un italiano lubrificato dallo slang degli Alleati. Le corrispondenze di guerra, scritte per l'"Avanti!" e per "l'Unità", edite e inedite, in parte raccolte dallo stesso Soldati ma mai date in volume, sono il necessario complemento del libretto "Fuga in Italia", pubblicato nel 1947: il libro edito racconta "una disavventura picaresca ed antieroica", una prima "fuga" da Roma, nel generale sbandamento succeduto all'armistizio fra l'Italia e gli angloamericani, e alla dispersione dell'esercito italiano; questo libro inedito è una seconda "fuga" da Roma, nel "tentativo di trovare un'anima eroica alla rinascente Italia".
Questo secondo volume si presenta come un'ampia antologia che vuole dar conto sia dell'eccellenza artistica raggiunta da Soldati, sia della varietà delle soluzioni narrative con cui ha realizzato le forme brevi, a partire dai tre testi con cui si apre ("La verità sul caso Motta", 1941, "La confessione", 1955, "Il vero Silvestri", 1957) che, per lunghezza e complessità, vengono riconosciuti come romanzi brevi. A seguire, una selezione di racconti che procede secondo la successione cronologica delle raccolte, ben dodici, l'ultima delle quali del 1989, e tutte qui rappresentate. "Salace" (1929) e "A cena col commendatore" (1951) sono offerte integralmente: la prima in quanto raccolta della scoperta del giovane talento; la seconda in quanto composta di tre racconti lunghi che possono essere considerati piccoli capolavori, "legati" da un narratore protagonista comune.
Al Paseo de Gracia di Barcellona - dice un anonimo autore catalano - tutti si incontrano come al giudizio universale. Qui però "Il Giudizio Universale" è il titolo di un kolossal cinematografico ispirato alla Cappella Sistina: vogliono realizzarlo un vecchio produttore avido di potere e di denaro in alleanza con un rampante capitano dell'industria televisiva degli anni Ottanta. Esiste già un'antica sceneggiatura scritta da Eugenio Crema-Donnini, o Eugene Kramer, come lo chiamano ora in California, talentuoso scenografo da Oscar, vero protagonista del libro: un uomo doppio, di "granitico egocentrismo", tormentato da un eros che lo spinge a ripetuti tradimenti e trasgressioni, ma al tempo stesso marito senza pentimenti e padre coscienzioso. Edito nel 1987, "EI Paseo de Gracia" è un romanzo di invenzione rigogliosa in cui i classici temi soldatiani sono proiettati nel mondo che cambia dell'economia e della comunicazione; un libro doloroso e irriverente in cui Soldati ha il coraggio di farsi beffe di tutto, del cinema, della finanza, delle donne, persino di se stesso. Questa edizione si arricchisce di un'introduzione di Massimo Onofri e di una nota al testo di Stefano Ghidinelli, corredata da materiali inediti.
Ai Mondiali del 1982 Mario Soldati andò quasi per caso. Fu una idea di Alberto Cavallari, allora direttore del Corriere della Sera. "Mi aveva detto che dovevo - cosa per me nuovissima - scrivere un articolo al giorno per tutta la durata del mio servizio". Soldati si ritrovò così a 75 anni nella veste inedita di corrispondente sportivo. Fu un mese indimenticabile, per lui e per i lettori del quotidiano. Partì quasi in sordina, non sembrava un tipo da emozionarsi. Il primo incontro è con Bearzot, gli parve onesto, serio, un severo funzionario di stile mitteleuropeo, un personaggio di Joseph Roth, scrisse. Ma Soldati fa presto a scoprirsi tifoso. Sin dalla prima partita, "non avrei mai creduto di soffrire così per la nostra nazionale", dice dopo lo 0 a 0 di Italia-Polonia. Il giorno prima è andato a trovare i giocatori polacchi nel loro ritiro, li ha visti tesi, preoccupati, si è commosso al punto quasi da augurarsi una loro vittoria. Ma una volta in campo tutto cambia, ogni ondeggiamento svanisce: Soldati segue con ardore le guizzanti manovre degli azzurri, smania perché un soffio di fortuna aiuti il pallone a entrare in porta, urla di rabbia. Da commentatore distaccato diventa un esperto, si indispettisce per il comportamento di Paolo Rossi che vuole tener palla, è pronto a dare lui la formazione.
Soldati viaggiava in terza classe, non per fare esperienza o raccogliere materiale, ma per risparmiare. Eppure nei grandi scompartimenti pieni d'aria e di luce, dove ogni segreto era impossibile e capitavano mille incontri e mille incidenti, sono nati personaggi e storie di alcuni dei suoi racconti più belli. Come quelli raccolti ne "L'amico gesuita", l'antico compagno di scuola diventato Padre della Compagnia di Gesù, che Soldati riconosce nello svolazzo della veste, nella letizia contenuta e tranquilla, nella mimica tutta speciale del gesuita contento, che solo chi è stato in collegio dai preti può cogliere. Poi gli altri racconti racchiusi in tre quaderni: "Quaderno di viaggio" (il poliziotto del sud che lavora a Torino, "un uomo anche lui"; il pregiudicato che ritorna a casa dopo una vita di galera...), "Quaderno di malato": quattro racconti su medici e medicine che potrebbero essere stati scritti oggi, e "Torinesi", narrazioni ambientate nella aristocratica capitale sabauda dove le signore sono felici di parlare ogni tanto in francese e di mangiare la erre. Soldati si muove "nello spirito della commedia ma avvistando o sfiorando il tragico".
Al centro del racconto la passione adulterina di Edoardo, un italiano che insegna letteratura americana in California, per la sensuale cognata di origini siciliane, Anna, grande amica della moglie Edith. Come già venticinque anni prima nelle "Lettere da Capri", Soldati torna a raccontare di matrimonio e di amore annodati tra due culture diverse, toccando uno dei vertici della sua narrativa in un romanzo dove l'introspezione psicologica si fonde con un intreccio ricco di suspense.