La terza edizione italiana dell'ormai classico manuale di Joseph E. Stiglitz contiene una trattazione chiara e accessibile sul piano espositivo, ma rigorosa nell'approccio e aggiornata nei contenuti, delle basi teoriche dell'intervento pubblico nell'economia e delle forme concrete in cui esso si realizza. Nel volume sono presentati i fondamenti dell'economia del benessere (la nozione di efficienza paretiana, i teoremi dell'economia del benessere e i limiti del mercato, la funzione del benessere sociale) e le motivazioni dell'intervento pubblico attraverso programmi di spesa, sistema tributario e regolamentazione dell'attività dei privati. In questo contesto assumono rilievo temi quali la spesa per i beni pubblici, gli interventi correttivi delle esternalità, la produzione pubblica e la regolamentazione dei monopoli naturali. Un'attenzione particolare è dedicata alla teoria della tassazione: i principi generali che dovrebbero governare il sistema tributario, gli effetti delle imposte sull'efficienza economica e sulla distribuzione del reddito, il bilanciamento tra considerazioni di efficienza e di equità nel disegno delle imposte e la scelta della base imponibile tra reddito e consumo. Approfondimenti specifici sono inoltre dedicati allo studio delle forme concrete con cui si realizza l'intervento pubblico nell'economia: sono analizzati i principali programmi di spesa pubblica (sanità, previdenza e assistenza) e le più importanti imposte (sulle persone fisiche e sulle società di capitali). Sono infine discusse le ragioni economiche che guidano la divisione delle responsabilità per l'intervento pubblico tra livelli di governo diversi. Il volume è scaricabile in versione digitale da leggere, sottolineare e annotare, su tablet e computer.
Combinando una prosa accessibile con un'analisi economica raffinata, Stiglitz e Greenwald spiegano perché è importante eliminare il divario di conoscenza, se si vuole ridurre il divario nello sviluppo. Da tempo si è riconosciuto che un miglioramento degli standard di vita deriva dai progressi nella tecnologia e non dall'accumulazione di capitale. Ciò che separa veramente i Paesi sviluppati dagli altri non è solo un divario nelle risorse o nella produzione ma un divario nella conoscenza. La velocità in base a cui i Paesi in via di sviluppo crescono è funzione della velocità con cui riescono a colmare tale divario. Gli autori illuminano il significato di questa intuizione per la teoria economica e le politiche di intervento necessarie. Ci spiegano perché la produzione di conoscenza differisce da quella degli altri beni e perché le economie di mercato generalmente non producono e trasmettono conoscenze in modo efficiente. Ridurre il divario delle conoscenze e aiutare tutti i Paesi ad allungare il passo sono elementi centrali per la crescita e lo sviluppo.
Nel 2010 la crisi finanziaria globale del 2008 si è trasformata in una «eurocrisi» che pare lontana dal placarsi, soprattutto per i paesi che condividono la moneta comune euro - l'eurozona. Qui il premio Nobel Joseph E. Stiglitz demolisce il consenso prevalente sulle ragioni che hanno messo all'angolo l'Europa, criticando i campioni dell'austerità e proponendo soluzioni concrete ai problemi legati all'euro. La crisi ne ha infatti messo in luce i limiti. La stagnazione nell'eurozona e le sue fosche prospettive di ripresa sono un diretto risultato della sua sfida fondamentale: la pretesa di far condividere a un gruppo di paesi molto diversi un'unica valuta comune. L'euro è nato imperfetto, con un'integrazione economica che andava piú veloce di quella politica. L'attuale assetto monetario promuove la divergenza piuttosto che la convergenza. L'euro può essere salvato? Dopo aver messo a nudo il mal concepito mandato della Banca centrale europea volto al controllo dell'inflazione, spiegando come le politiche dell'eurozona, specie nei confronti dei paesi in crisi, abbiano ulteriormente esacerbato i difetti della sua progettazione, Stiglitz delinea queste tre possibili vie di uscita: riforme fondamentali della struttura dell'eurozona e politiche economiche da imporre ai paesi membri; un abbandono controllato dell'esperimento dell'euro come unica valuta; oppure un coraggioso nuovo sistema che ha chiamato «l'euro flessibile».