Raccontando la lunga storia dell'odio verso gli ebrei e le sue metamorfosi fin nella contemporaneità, Taguieff delinea un panorama, articolato e documentato, della "giudeofobia", termine che predilige rispetto a quello largamente diffuso, ma a suo parere ambiguo e fuorviante, di "antisemitismo". Dall'antiebraismo religioso cristiano al moderno antisionismo radicale, dalla giudeofobia antireligiosa dell'Illuminismo a quella anticapitalistica e rivoluzionaria del socialismo delle origini, dall'antisemitismo in senso stretto, razziale e nazionalistico, alla "demonizzazione dello Stato d'Israele", l'autore traccia la genealogia e la tipologia di pregiudizi, comportamenti, pratiche, ideologie e modi di pensare che continuano ad alimentare il mito negativo dell'"ebreo".
Generalmente incarnati da leader telegenici penetrati per effrazione in una zona politica riservata, i neonazisti fanno ricorso al gesto dell'appello al popolo, unendo al rifiuto della classe politica nazionale quello della nuova classe espertocratica transnazionale. Al "né a destra né a sinistra" si aggiungono diverse forme, mescolanze più o meno contraddittorie di liberalismo economico e di nazionalismo etnico, di liberoscambismo e di protezionismo, di xenofobia antiimmigrati e di difesa dello Stato-provvidenza, di rifiuto delle élite e di paure identitarie. Come segno da decifrare, l'estensione planetaria delle mobilitazioni "populiste" o "nazional-populiste" invita quindi a uno sforzo di definizione a cui è dedicato questo saggio di analisi politica.