Metodio d'Olimpo affronta in questo dialogo alcune domande che attraversano la storia dell'umanità: qual è l'origine e quali sono le ragioni del male? Com'è possibile che un Dio buono e giusto abbia permesso il male? Perché non lo contrasta visibilmente? Il paradosso di un'esistenza che aspira quotidianamente alla felicità mentre sperimenta il dolore che deriva dall'esperienza del male pervade in profondità il libero arbitrio. Pazientemente Metodio sviluppa il suo ragionamento coinvolgendo dapprima il momento della creazione (Dio ha creato il male?) per poi interrogarsi sul male stesso (cos'è il male?); attraverso un confronto fra opinioni diverse in un dialogo tra tre interlocutori, la riflessione giunge a un punto di svolta decisivo: è il libero arbitrio dell'uomo a determinare la possibilità del male. Il male, in ultima istanza, è il disobbedire a Dio: l'uomo, attraverso il proprio arbitrio, può scegliere di abbandonare il suo creatore ed è questo che determina il male. La visione di Metodio, tuttavia, non è pessimistica e non si limita a constatare il legame tra il male e la libertà degli uomini. Egli compie un passo ulteriore, attribuendo al libero arbitrio una funzione fondamentalmente e profondamente positiva: l'uomo, per essere veramente libero, deve avere a disposizione anche la scelta della disobbedienza affinché, decidendo liberamente di obbedire a Dio, egli possa salvarsi. Il libero arbitrio, insomma, è un dono d'amore di Dio e un privilegio di libertà.