Sergio Staino e Chicco Testa. Una «strana coppia» che, a ben vedere, ha molti punti in comune. «Innanzitutto entrambi - scrive Testa - facciamo parte di quelli che "Sono stato iscritto al Pei"». Ad accomunarli ce poi il tono irriverente e il non essere mai riusciti a emanciparsi dalla «passionacela» per la politica. In un gustoso confronto a colpi di matita e parole, mettono qui alla berlina tutti i limiti della diffusa cultura dei No, per mostrare come non aiutino affatto a crescere. A furia di «No Ogm», «No Triv», «No Riforme» e via negando, siamo infatti un paese bloccato nella palude dell'immobilismo e rischiamo di consegnarci agli attaccabrighe, ai demagoghi, ai dispensatori di post-verità. Per esorcizzare tutto questo, gli autori ci regalano un falò delle oscenità di cui ogni giorno siamo tutti vittime, spesso inconsapevoli. «Il libro nasce - scrive Sergio Staino - dal desiderio di confrontarmi con una personalità che sento al tempo stesso molto vicina e molto lontana da me. Abbiamo modi diversi di interpretare la realtà, anche formalmente - lui con l'elzeviro, io con la matita -, ma siamo uniti dall'ironia e dall'amore per il dubbio. Leggetelo quindi con divertimento, sapendo che a volte ho ragione io, altre volte lui e, probabilmente, qualche volta nessuno dei due».
La natura è una grande macchina che produce vita e morte. Dall'infinitamente piccolo (i batteri) all'infinitamente grande (le galassie), si nasce e si muore ed è solo una questione di tempo. Se usiamo con disinvoltura l'aggettivo "naturale", in realtà su questa macchina abbiamo ancora molto da imparare e da capire. A cominciare dal fatto che la natura non è buona né giusta né bella. Questi sono giudizi e proiezioni umani. La natura di noi non si cura. E quando la si usa per giustificare comportamenti, opinioni, valori si producono errori e talvolta tragedie. Combinando attualità e filosofia, il libro affronta con stile caustico e dissacrante tutti i temi più controversi - dal nostro rapporto con le tecnologie ai paradossi del cibo a Km zero e delle terapie naturali, fino alla nascita dell'"ambientalista collettivo" e alle applicazioni scellerate del principio di precauzione - in un capovolgimento di prospettiva che ci induce a riflettere su quello che intendiamo per natura.
Con il referendum del 1987 l'Italia ha deciso di chiudere le sue centrali nucleari. Ma oggi la battaglia per l'ambiente passa per una politica energetica che non escluda il nucleare, come fonte energetica a zero emissioni di idrocarburi e come unica vera alternativa alla dipendenza energetica delle importazioni di gas e petrolio. Il leader storico dell'ambientalismo italiano spiega perché e, nel farlo, ripercorre vent'anni di discussione pubblica italiana sulle politiche ambientali ed energetiche. Racconta le tappe della discussione fino all'arrivo della legge del 1987, e spiega quella che per lui non è un'abiura del verbo ambientalista, ma l'espressione della consapevolezza che la soluzione sia nelle tecnologie. Innanzitutto in quelle che ci possono consentire di usare l'energia in modo più efficiente, nelle fonti alternative, nel miglioramento dei consumi e dei combustibili nei trasporti, ma anche nell'uso dell'energia nucleare.