Specchio della nazione, oggetti di culto civile e politico, arredo invisibile del paesaggio urbano, spine conficcate in gola alla città. I monumenti sono simboli sacri per alcuni ma vista insopportabile per altri. Le vicende delle loro origini sono dense di disaccordi, e spesso rivelano ciò che si agita nel ventre della storia più di quanto facciano gli atti di iconoclastia. C'è accanimento ideologico nel modo in cui certi monumenti americani sono discussi, criticati, talvolta vandalizzati, spesso rimossi dalle stesse autorità pubbliche? Oppure sono proprio quei monumenti un tentativo di cancellare la storia, di celebrarne certi aspetti celandone altri? Raccontando la vicenda di alcuni monumenti in una società conflittuale quale è quella degli Stati Uniti, Arnaldo Testi affonda lo sguardo nel cuore magmatico del paese e della sua storia. A emergere è il ritratto di un'America immaginata e imperfetta e delle sue autorappresentazioni, delle polarizzazioni e dei compromessi che l'hanno percorsa, e delle tensioni che oggi l'attraversano. La storia è sempre fastidiosa, continua a tormentarci, a renderci felicemente difficile la vita anche quando viene scritta nella pietra e nel bronzo, e diventa memoria.
Gli Stati Uniti d'America nacquero il 4 luglio 1776 con la Dichiarazione d'indipendenza. Perché diventassero qualcosa di simile a ciò che conosciamo oggi, in termini di territorio, popolazione e forma di governo, dovette tuttavia passare almeno un secolo. Tra il 1776 e il 1876 il paese definì i suoi confini; aumentò la popolazione; abolì la schiavitù razziale; si trasformò da piccola repubblica in grande democrazia elettorale (maschile). Attraversò guerre di conquista con le nazioni vicine (native e di origine europea), conflitti sociali e politici, una sanguinosa guerra civile (1861-65). Il volume illustra la storia di questo primo secolo di vita degli Stati Uniti, sottolineando la forte carica espansiva, geografica, politica, ideale, che lo caratterizzò.