«Vorrei che non ci fosse età di mezzo tra i dieci e i ventitré anni o che gioventù dormisse tutto questo intervallo». Con queste parole, già nel XVII secolo, si esprimeva Shakespeare nel suo Il Racconto d'inverno, a segnalare che l'adolescenza è da sempre un tempo di turbolenti passioni e di difficili relazioni con il mondo adulto. Nel XX secolo, questa età dello sviluppo è stata oggetto di particolare attenzione, divenendo a tal punto centrale da assumere i contorni non solo di epi- fenomeno ma di simbolo dei cambiamenti della società industriale, prima, e post-industriale, poi. All'insegna di questa "invenzione" è stata studiata - e, in parte, usata - diventando uno degli "oggetti" di maggiore studio delle Scienze Umane e uno dei motivi più determinanti delle riforme scolastiche. La sua problematicità continua ancora oggi ad attivare studi e ricerche che, se non hanno il potere di offrire soluzioni definitive alle difficoltà di relazione con i teenager, hanno, tuttavia, la forza di rivelare l'"adolescentizzazione" del mondo adulto, il suo ritardo di crescita e di vera educazione.
Tra la filosofia e la pedagogia come si ridefinisce l'educazione? In pedagogia, infatti, va di moda la cura: l'"educare" pare sempre più un "curare" sé e gli altri. Non pochi pedagogisti hanno importato nella loro disciplina importanti suggestioni filosofiche, da Heidegger, ma anche da Stein, Foucault, Derrida, MacIntyre, Nussbaum. Il testo, con analisi interne ed esterne al pensiero di questi autori, rifiuta la pertinenza di questi approdi e rivendica all'educazione ciò che è dell'educazione, senza confusivi slittamenti epistemologici.
Il volume presenta i dati di una ricerca affidata nell'anno scolastico 2010-2011 al Centro di Ateneo per la Qualità dell'Insegnamento e dell'Apprendimento (CQIA) dell'Università degli Studi di Bergamo. La ricerca ha indagato le conoscenze acquisite dagli studenti al termine di cinque, otto e tredici anni di Insegnamento della Religione Cattolica e ha coinvolto un campione di 7656 studenti di sei diocesi lombarde. Il volume, a partire dall'analisi dei dati, si propone di mostrare come la scuola e in essa l'Insegnamento della RC e di ogni altra disciplina, "sul piano pedagogico", debbano avere sempre lo scopo di permettere "a ciascuno di trasformare le nozioni/informazioni in vere conoscenze, le quali, a loro volta, rigenerate come nuove nella propria coscienza" divengano "mezzi privilegiati a disposizione per diventare una persona migliore" (dall'Introduzione di G. Bertagna)