Il "Lessico" di Tomasello offre al lettore un serrato confronto fra l'islam tradizionale e ciò che si è soliti chiamare "fondamentalismo". Più volte, nel corso del volume, il lettore vedrà smentite le tesi di quei musulmani moderni e di quegli occidentali che confondono l'ideologia politico-sociale di questo fondamentalismo con l'autentico messaggio del Corano. La tradizione islamica è tutt'altra cosa, e soprattutto essa è ancora viva nelle società islamiche, che in larga maggioranza rifiutano questo genere di devianze, così lontane dallo spirito della loro religione. Le voci di questo libro ci sembrano sufficienti a sgombrare il campo da ogni equivoco, mettendo in chiaro risalto la differenza che corre fra il fine ultimo della rivelazione musulmana, orientato eminentemente verso obiettivi ultramondani, e il progetto tutto secolare del radicalismo contemporaneo. Le fonti alle quali Tomasello si è ispirato in questo suo lavoro sono soprattutto quelle della tradizione classica, con copiose citazioni dei suoi esponenti più autorevoli. Prefazione di Alberto Ventura.
"Ma cos'è questa crisi?" si chiedeva Rodolfo de Angelis in un celebre ritornello della prima metà del Novecento. Ripercorrendo sessant'anni di storia italiana, il libro misura la crisi come condizione naturale della cultura del nostro paese. È una contraddizione solo apparente che il malessere deflagri proprio nell'epoca del boom, nel vivo dei favolosi anni Sessanta. E da allora assume forme via via diverse, prolungando la propria ombra fino alla stagione presente. Tra letteratura e cinema del malessere, gli antieroi passati in rassegna hanno i volti e i nomi dei personaggi di Risi, Calvino, Bianciardi e Volponi, per incarnare poi in tempi più recenti i tratti grossolani del cinema dei Vanzina, quelli melanconici dei libri di Tondelli o, infine, quelli ossessivi della "Gomorra" di Saviano.