
Convocando i ricordi di un lungo sodalizio, Giorgio Torelli – imbarcato con Montanelli fin dalla fondazione de Il Giornale (1974) – rivisita «l’Indro che fu». Durante anni di dedizione a ideali politici e morali sopraffatti dal progressivo avvizzirsi delle indipendenze di giudizio, Montanelli divenne personaggio di riferimento per tanti lettori che si consideravano naufraghi civili in gurgite vasto. Amato quanto discusso, anche aborrito e preso di mira, non indovinò tutto. Ma svettò come nessuno che avesse uso di penna. Potrebbe bastare per accreditargli il rimpianto e avvertirne la cronica assenza. Fu un solitario mai negoziabile, un anacoreta sdegnato, già allora senza delfini e più che mai senza eredi visibili e controfigure. Chissà dov’è Indro. Chissà se freme dal non poter metter becco.
L’intento di Giorgio Torelli è quello di raccontare “usi, costumi, ingegno e solitudine” di Giovannino Guareschi, e per fare questo l’autore fa ricorso ai propri ricordi personali (conobbe e frequentò assiduamente l’autore di Don Camillo), ma anche a quelli dei figli Alberto e Carlotta, che hanno reso disponibile molto del materiale per la realizzazione di questo libro. L’opera è costruita come un album di ricordi, episodi, aneddoti, in cui testo e disegni (molti dello stesso Guareschi) contribuiscono a dipingere con verità quel mondo così ricco di umanità e per questo sempre di moda.
Un libro che nessuno ancora aveva scritto sul rapporto più intimo e travagliato di Montanelli: quello col Padreterno.
Chi si prende a cuore di raccontarcelo è Giorgio Torelli, giornalista dallo stile inconfondibile, amico e collega di Montanelli e tra i fondatori de “Il Giornale”. Nella prima parte si descrive il Montanelli pubblico, quello che al buon Dio le spiegazioni le chiedeva direttamente, in faccia, secondo una coerenza che non temeva i confronti. Poi, viene fuori il ritratto privato, a riflettori spenti, disegnato da chi lo conosceva bene e lo frequentava.
Emerge un uomo che pareva convivere con un “rovello”, questioni rimaste a metà, nascoste e mascherate dentro un personaggio burbero e spiccio.
Un libro che non celebra ma racconta ciò che è stata la scelta di Marcello Candia imprenditore milanese che negli anni ’70 decide di vendere la sua azienda e partire in Brasile ad aiutare i lebbrosi. Con il suo consueto stile fine e poetico Giorgio Torelli cerca di scandagliare le motivazioni di una scelta così radicale, prova a capire chi era l’uomo e il cristiano. E per fare questo attinge dai suoi ricordi diretti: il loro primo incontro, lo svolgersi di un’amicizia sempre più coinvolgente negli anni, il soggiorno nell’ospedale fondato a Macapà. E poi l’oggi: come continua ciò che il seme di quella scelta ha generato? Come cresce, cosa insegna a noi e cosa annuncia al mondo. Chi sono le persone compiono nuovamente quella scelta?
Natale e il "classico" per eccellenza, forse l’ultimo in quest’epoca post-moderna. Un appuntamento al quale nessuno si sente ancora di poter mancare.
E anche Giorgio Torelli nella veste di grande cultore di ricordi e, quindi, di Natali, fa riaffiorare in questo libro dal sapore semplice e antico, gli incontri, le facce, i ricordi e gli "effetti" che il Natale suscita nell’animo di tutti noi.
Appuntamenti con il Bambin Gesù, nei posti più disparati, nelle circostanze più strane ai quali ognuno si sente di non mancare, anche se a volte… arriva un po’ in ritardo.
1936. Guerra d'Abissinia. I ragazzi italiani si appassionano agli Ascari dal tarbùsc rosso, seguendone le gesta sui periodici a colori. I famosi inviati speciali (qui riportati) raccontano gli Ascari dal vero. E il ventiseienne volontario Indro Montanelli, spilungone toscano in sella al muletto d'ordinanza, ne comanda un piccolo reparto. Sono i guerrieri del XX Battaglione Eritrea, scalzi e temerari, orgogliosi e imprevedibili, talora fanciulli, e chiamano «Ambesà » (leone) l'Indro di Fucecchio che la notte scrive, sotto la tenda, il suo primo libro. Una pagina indimenticabile di storia d'Italia rivive in questo stupendo libro illustrato, in grande formato e interamente a colori.Giorgio Torelli (1928), maestro del giornalismo italiano, inviato speciale in sette quotidiani e in cinque settimanali, è stato con Montanelli fin dalla fondazione del Giornale (pp. 152).
Questo libro è frutto dell'incontro fra due scrittori di razza (l'autore e Gold, al secolo Luca Goldoni, amico di sempre), si incontrano e decidono di scrivere un libro a due mani. Sono scintille. Di ricordi, di passioni, di amicizia. Un collage di fatti e volti incastonati nella memoria dei due protagonisti che nella circumnavigazione della vita hanno spesso incrociato le loro orbite per seguire la curiosità dell’uomo e quella del giornalista vero. Due amici a colloquio con se stessi in un dialogo sincero e a tratti intimo, che affidano all’amico libro le confidenze di tutta una vita.
Lino Maupas, frate francescano, nacque a Spalato, in Dalmazia, il 30 agosto 1866. Si tratta di una figura molto nota a Parma, dove i suoi sandali, custoditi nella basilica cittadina, sono oggetto di continuo pellegrinaggio. La sua è stata una vita spesa, fino alla precoce scomparsa, per tutti i diseredati e i bisognosi, primi fra tutti i detenuti a cui Padre Lino dedicò buona parte della sua attività di pastore di anime. Morì a Parma, il 14 maggio 1924 presso il pastificio Barilla, mentre chiedeva l'assunzione di un giovane bisognoso.
Nel centro della foresta amazzonica, al Circolo Polare Artico o su una petroliera in mezzo all’Oceano Indiano: Natale è sempre Natale. Mille ricordi, mille facce in questo libro-strenna “cesellato” dalla penna d.o.c. di Giorgio Torelli per raccontare un evento che è ancora, testardamente, segno di speranza per tutti gli “uomini di buona volontà”, a qualunque latitudine essi si trovino. Il Nostro – “parmigiano di pianura”, come ama definirsi – ci porta con sé, a cavallo della sua personale stella cometa, facendoci incontrare donne, uomini e situazioni colte di prima mano ai quattro angoli della Terra. Un libro dal sapore vero, come Natale.