Per capire l'Italia di questi anni, il lavoro di Marco Travaglio è indispensabile e prezioso. Travaglio osserva il nostro paese partendo da alcuni semplici postulati, che dovrebbero essere condivisi e messi in pratica da tutti. Per esempio, non dobbiamo dire una cosa e fare l'opposto. Se cambiamo idea da un giorno all'altro, è opportuno spiegare perché. Bisogna rispettare la legge e le sentenze dei giudici: chi commette reati dev'essere condannato e scontare la pena, possibilmente non in parlamento. La libertà d'opinione dev'essere salvaguardata e l'informazione dev'essere libera, affinché possa esistere un confronto democratico. Non dobbiamo dimenticare il nostro passato – e nemmeno il passato prossimo di chi ci governa.
Non è molto, dovrebbero essere principi ugualmente condivisi dalla destra e dalla sinistra, ma in questa Italia è fin troppo. Se qualcuno osa raccontare come queste semplici regole non vengono rispettate, viene immediatamente additato come un pericoloso sovversivo, espulso o maneggiato con enorme cautela da tutti i media. È sufficiente mettere in fila frasi e fatti, ed escono pagine esilaranti e tragiche sulla destra e sulla sinistra, sulla guerra per bande che sta devastando e depredando il paese. Basta avere il coraggio di dire quel che si pensa e si vede, un archivio efficiente, una penna affilata, insomma, quello che ha fatto di Marco Travaglio un testimone eccezionale e uno scrittore irresistibile.
"Che un miliardario con aereo privato, mass media privati, partito privato e cimitero privato pretenda anche una giustizia privata è perfettamente nella logica."
Michele Serra
Corrompere giudici e testimoni, falsificare bilanci, frodare il fisco. E non essere processati. Sedici anni di leggi prêt-à-porter (1994-2010) ad personam, ma anche ad personas, “ad aziendam”, “ad mafiam” e “ad castam” per pochi potenti illustri.
Dai decreti Conso e Biondi dopo Tangentopoli alla Bicamerale (“Il piano di rinascita democratica? Me lo stanno copiando con la bozza Boato”, esultava Licio Gelli). Per continuare con le leggi sul falso in bilancio, le rogatorie, le intercettazioni, con le norme pro Sofri e Dell’Utri, pro Sismi e Telecom, e con i condoni fiscali ed edilizi, con l’indulto del centrosinistra, con i lodi Schifani e Alfano, gli illegittimi impedimenti e il processo breve che fulmina gli scandali Mills, Cirio, Parmalat, Fiorani, Unipol, Calciopoli e le truffe della clinica Santa Rita. Tutti salvi.
Sedici anni per tornare a Tangentopoli e a Mafiopoli, cancellando Mani pulite e la Primavera di Palermo, e beatificando Craxi, corrotto e latitante.
Marco Travaglio, editorialista e cofondatore de “Il Fatto Quotidiano”, collaboratore
fisso di Annozero, ha scritto fra l’altro "Mani sporche" (con G. Barbacetto e P. Gomez), "Se li conosci li eviti" (con Gomez), "Italia Annozero" (con Vauro e B. Borromeo), "Bavaglio" e "Papi" (con P. Gomez e M. Lillo), tutti editi da Chiarelettere. Per Editori Riuniti ha pubblicato una nuova edizione de "L'odore dei soldi" (con E. Veltri). Di grande successo il suo tour teatrale con "Promemoria" (Libro e dvd, Promomusic). Da poco in libreria il dvd "Democrazya 2009" (Casaleggio Associati). Cura anche un blog, voglioscendere.it, con Gomez e Pino Corrias.
Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni.
Veronica Lario
La distinzione fra pubblico e privato è manichea: un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico.
Augusto Minzolini, oggi direttore del Tg1, 29 ottobre 1994
Così si sceglie la nuova classe politica italiana. Prima nelle residenze del Cavaliere, poi al Parlamento europeo o negli enti locali. Tra escort, ballerine, modelle e tanta musica. Dal vivo.
Uno spettacolo come in tv, quella che piace al premier. Con l’aggiunta di personaggi alla Gianpi Tarantini, grande navigatore nel mare della politica truccata a colpi di mazzette e party da jet set, tra cocaina e frequentazioni pericolose. Telefonate su telefonate e testimonianze dirette. A partire da quella di Patrizia D’Addario, la squillo all’ultimo momento esclusa dalle elezioni europee.
Questo libro ricostruisce fatti privati che diventano pubblici ed espongono Papi-Silvio a ogni sorta di ricatto, trascinando l’Italia al punto più basso del suo discredito internazionale.
Peter Gomez è inviato de "L’espresso". È autore, con Marco Travaglio, di Regime, Inciucio, Le mille balle blu, pubblicati da Bur. Con Lirio Abbate ha pubblicato I complici (Fazi 2007).
Marco Lillo è giornalista de "L’espresso". Con Peter Gomez e Marco Travaglio ha scritto Bavaglio (Chiarelettere 2008).
Marco Travaglio è autore, tra l’altro, di Mani sporche (con Gianni Barbacetto e Peter Gomez), Se li conosci li eviti (con Peter Gomez) e Italia Annozero (con Vauro e Beatrice Borromeo) pubblicati da Chiarelettere. Di grande successo il suo spettacolo teatrale Promemoria (libro
e dvd, Promomusic).
8 gennaio 1994: Silvio Berlusconi, che da qualche mese ha deciso di invadere l'arena politica, irrompe nell'assemblea dei redattori del "Giornale". È il culmine del durissimo scontro con Indro Montanelli, che a quel punto è costretto ad abbandonare il quotidiano che egli stesso ha fondato vent'anni prima. Partendo da questo episodio, dai suoi retroscena, dai suoi risvolti e dalle sue conseguenze, Marco Travaglio ricostruisce il tormentato rapporto tra il grande giornalista e quello che fu per diversi anni il suo editore, attraversando così un periodo chiave della recente storia italiana cruciale soprattutto per i rapporti tra l'informazione e il potere politico-economico. Con la prefazione di Enzo Biagi e un nuovo saggio introduttivo dell'autore.
"La prima Repubblica muore affogata nelle tangenti, la seconda esce dal sangue delle stragi, ma nessuno ricorda più nulla. La storia è maestra, ma nessuno impara mai niente". Nel racconto di Travaglio sfilano i fatti che abbiamo visto scorrere sotto i nostri occhi e spesso sulla nostra pelle, negli ultimi 15 anni. Da Tangentopoli alle stragi di mafia, alla lunga "pax mafiosa" che dura a tutt'oggi, al prezzo di una interminabile normalizzazione fondata sui ricatti incrociati, sull'impunità e sul costante attacco alla costituzione da parte di un fronte politico sempre più trasversale e refrattario alle persone e alle voci libere. Il DVD "Promemoria. 15 anni di storia d'Italia ai confini della realtà" - con musiche dal vivo C-Project per la regia teatrale di Ruggero Cara e le musiche di Valentino Corvino - è il tentatvo di coniugare l'impegno giornalistico di Travaglio con il teatro in uno spettacolo che vede l'autore nel ruolo di narratore di un viaggio nella politica italiana.
«Si parte dal marzo del 2007: governava, traballando, Romano Prodi. Si arriva al settembre del 2008: sgoverna, anzi risgoverna Silvio Berlusconi. Qualcuno mi rimprovera di ricorrere troppo spesso a soprannomi, ma è una questione igienico-sanitaria: non ce la faccio più a chiamarlo col suo nome. Però ritengo che sia ancora utile occuparsene, descriverlo per quello che è…
Questa è soprattutto la storia tragicomica del suicidio politico, culturale, esistenziale, forse generazionale di una classe dirigente, quella che ora si fa chiamare Partito democratico e Sinistra Arcobaleno, o qualcosa del genere, e che ha riconsegnato per la terza volta il paese a una barzelletta ambulante. Una classe dirigente al cui confronto Fantozzi e Tafazzi sono due vincenti… ma che ha deciso – bontà sua – di autoconfermarsi al vertice dei rispettivi partiti, in vista di nuove, appassionanti disfatte.»
(Dalla Premessa di Marco Travaglio)
Per chi suona la banana racconta con graffiante puntiglio e feroce amore per la verità i dodici mesi finali dell’Unione Brancaleone e i primi sei del Berlusconi III. Con cadenza pressoché quotidiana, Travaglio registra fatti e dichiarazioni del teatrino politico-mediatico, richiama i suoi protagonisti alle loro dichiarazioni (dove troppo spesso latitano coerenza e logica), denuncia storture e stupidaggini. È la pratica di un giornalismo che ha come linee guida la libertà e l’indipendenza – e infatti gli strali colpiscono imparzialmente a destra e a sinistra. Si tratta in primo luogo di informare, dando spazio anche alle notizie che un’informazione addomesticata cerca di far sparire, riportando alla memoria il passato e creando nessi illuminanti tra fatti e frasi in apparenza distanti. Un giornalismo di questo genere assume così un compito di controllo e verifica nei confronti dei Palazzi, un ruolo fondamentale per il buon funzionamento di ogni democrazia.
Per chi suona la banana, come gli altri libri di Marco Travaglio, finisce dunque per portare alla luce alcune delle dinamiche profonde – e a volte desolanti – della recente storia patria. Solo da qui, tuttavia, solo acquisendo consapevolezza di difetti e storture, è possibile iniziare a cambiare, immaginare un paese e una politica diversi. Chi preferisce il pessimismo all’utopia può invece provare a ipotizzare, partendo da queste pagine, la prossima tappa del degrado.
Ma intanto questo paese e questa politica, così come li racconta Travaglio, sono spesso (purtroppo!) più divertenti delle gag di molti cabarettisti.
In copertina: Disegno di Vauro, 2008
Quindici anni dopo il biennio magico di Mani Pulite, l'Italia delle mani sporche ha perfezionato i metodi per rendersi più invisibile e invulnerabile. Prima sotto accusa erano i politici e il mondo industriale. Ora le parti sembrano invertite: sotto accusa sono soprattutto i magistrati. Ecco che cosa è successo negli ultimi anni, dal 2001 al 2007. Dal governo del cavalier Berlusconi e dell'ingegner Castelli a quello del professor Prodi e del ras di Ceppaloni, Mastella. La musica non cambia: è tutta colpa dei magistrati. Quei pochi che resistono, combattono da soli, spesso abbandonati dallo stesso Csm, vessati dalla stampa, criticati dalle altre istituzioni. Le leggi vergogna varate da Berlusconi dovevano essere subito smantellate dal centro sinistra. Invece sono ancora in vigore. A quelle se ne sono aggiunte altre come l'indulto per svuotare le carceri (di nuovo piene), le intercettazioni e il bavaglio alla stampa, l'ordinamento giudiziario Mastella: tutto in barba alle promesse elettorali dell'Unione. Prima era necessario corrompere, ora i soldi i partiti se li danno da soli, il controllato e il controllore sono sempre la stessa persona.
Nei suoi articoli e nei suoi libri, come nella rubrica Bananas, pubblicata quotidianamente sull'"Unità", Marco Travaglio segue con puntigliosa determinazione l'involuzione italiana. Da un lato tiene viva la memoria di un passato che i nostri potenti sembrano dimenticare con facilità sospetta, cambiando opinione e posizione con assoluta disinvoltura, nascondendo montagne di scheletri negli armadi, impermeabili al senso del ridicolo. Dall'altro resta tenacemente fedele ad alcuni principi elementari del vivere civile a cominciare dalla difesa della legalità e delle istituzioni e delle forme democratiche.
L'"inciucio" compie dieci anni. Il primo a parlarne fu Massimo D'Alema, nel 1995. Poi, in sei anni di governo, il centrosinistra evitò di risolvere il conflitto d'interessi e di liberalizzare il mercato televisivo. Risultato: informazione modello Tg1 e niente satira politica. Dopo "Regime", questo libro racconta le acrobazie parlamentari dei nemici-amici del Cavaliere e le spartizioni "bipartisan" delle Authority e della Rai. Poi le nuove censure contro Biagi, Santoro, Luttazzi, Freccero, Sabina e Corrado Guzzanti, Grillo, Paolo Rossi, Massimo Fini, Beha e altri; gli attacchi a Report, Fo, Hendel, XII Round, fino a Celentano & C. Senza dimenticare i giornali: la guerra a Furio Colombo e gli assalti estivi dei "furbetti del quartierino".
La mafia esiste ancora? E, soprattutto, la si combatte ancora? E come? Questo libro ripercorre la storia di una partita mortale: dagli anni '80, quando un pugno di magistrati (Falcone e Borsellino tra gli altri) inventarono il "pool" e misero in crisi Cosa Nostra, alle stragi che li fermarono; dagli arresti voluti da Caselli alle campagne mediatiche per beatificare gli imputati eccellenti; dal "patto" tra Stato e mafia del 1993 a oggi, con il patto scaduto e i boss in carcere sempre più irrequieti. Documenti, drammi, retroscena di una vicenda sommersa, una storia lontana dai riflettori, una bomba che può esplodere in ogni momento.