Settembre 1914. Mentre l'Europa sta precipitando nel baratro di quella che diventerà la Prima guerra mondiale, la Santa Sede fa i conti con un delicato passaggio di pontificato. A papa Giuseppe Sarto (Pio X), morto il 20 agosto, succede il 3 settembre il cardinale Giacomo Della Chiesa, con il nome di Benedetto XV. La Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, preposta alla gestione dei rapporti tra la Santa Sede e gli Stati, viene incaricata di redigere un dettagliato report dell'attività svolta dalla diplomazia pontificia durante il pontificato appena concluso, in diversi Paesi dell'Europa continentale e dell'America Latina. Frutto del lavoro della Congregazione, coordinato dal Segretario mons. Eugenio Pacelli (a sua volta destinato a salire sul soglio di Pietro), sono le «Relazioni presentate al S.P. Benedetto XV sulla situazione delle Nazioni». Il documento, conservato presso l'Archivio Storico della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e qui pubblicato integralmente, rappresenta una fonte preziosa per meglio comprendere direttrici, obiettivi e priorità della diplomazia pontificia all'inizio del XX secolo.
La guerra cristera (o Cristiada) rappresenta un evento drammatico non solo per il Messico ma per il cattolicesimo universale, protagonista dal 1926 al 1929 di uno sforzo di mobilitazione senza precedenti a sostegno dei cattolici messicani perseguitati dal governo rivoluzio- nario laicista e anticlericale di Plutarco Elías Calles. In prima linea, sia nel contrastare la "congiura del silenzio" che sembra avvolgere la persecuzione della Chiesa in Messico sia nel favorire la soluzione di- plomatica del conflitto armato, è la Santa Sede, i cui archivi permet- tono oggi di ricostruire le riflessioni e i dubbi che hanno attraversa- to la Curia di Pio xi, insieme alle decisioni prese dal pontefice e dai suoi collaboratori. Oltre al problema della legittimità del ricorso alle armi contro l'autorità costituita, affrontato dal papa all'insegna del realismo ma al tempo stesso in continuità con la dottrina tradizio- nale, il conflitto religioso messicano pone all'ordine del giorno altre questioni, come la difficile convivenza delle preesistenti organizza- zioni del laicato cattolico con la nuova Azione Cattolica di Pio xi, o come la possibilità di introdurre in Messico il modello statunitense di separazione tra Stato e Chiesa per una effettiva libertà religiosa. Agli occhi di Achille Ratti, che in quegli anni assiste all'avanzata dei regimi autoritari e totalitari in Europa e alla diffusione dell'ideologia comunista su scala globale, la questione messicana è tutt'altro che periferica, in quanto porta il magistero pontificio a misurarsi con sfide decisive per la storia della Chiesa.
Con questa battuta, pronunciata alla vigilia del plebiscito dell'aprile 1938 che avrebbe sancito l'Anschluss, Pio XI sintetizzava il suo giudizio sui protagonisti delle vicende che portarono alla fine ingloriosa della prima repubblica austriaca. In effetti, nel momento in cui risultava a tutti ineluttabile il crollo del piccolo Stato alpino, e tutti apparivano rassegnati all'evento, quella della Santa Sede si trovò ad essere l'unica voce, in Europa, decisa ad opporsi all'espansionismo hitleriano. Coglieva quindi nel segno l'affermazione di un alto prelato, secondo cui "dalla Cupola di San Pietro l'aspetto del mondo è più vasto e più vero". Proprio da tale ottica l'autore di questo saggio ha ricostruito le complesse vicende che precedettero e accompagnarono la fine dell'indipendenza austriaca. E lo ha fatto con cognizione di causa, sia perché sostenuto da un'attenta, approfondita analisi della letteratura sull'argomento, sia per il fatto di potersi avvalere di un'ingente messe di documenti vaticani riservati, solo di recente resi accessibili agli studiosi.