La vita felice è un meccanismo a orologeria: il ticchettio inarrestabile che avvertiamo, pagina dopo pagina, è quello di una famiglia che sta per essere travolta. Accade tutto in una notte, e quella che era una minaccia diventa una ferita che non si può piú cancellare.
«Non ne sapevo niente, allora, dei modi in cui l'amore può manifestarsi, né della forza con cui può spingerci in un angolo e toglierci il respiro».
Elia ha sedici anni ed è un ragazzo solitario. Suo padre è stato licenziato e ha cominciato a comportarsi in modo strano, sparendo per ore a bordo di un furgone, chiudendosi in garage, scrivendo lettere che denunciano un complotto di cui si sente vittima. Elia prova a decifrare ciò che accade, mentre sua madre sembra non voler vedere. Fino alla notte d'agosto dopo la quale nulla sarà piú come prima: la piccola comunità di Ponte - già segnata dall'omicidio insoluto di un bambino - si sveglia sconvolta per il rapimento di una ragazza, salita la sera precedente su un furgone e poi svanita in mezzo ai boschi. Ma quell'estate per Elia è anche segnata dall'attrazione per Anna Trabuio, dall'amicizia per suo figlio Stefano, dalla scoperta lacerante dei propri desideri e dell'istinto di sopravvivenza. A raccontare tutto questo è Elia trent'anni dopo: un uomo che tenta di ricucire lo strappo del passato e illuminare il buio nella mente di suo padre, immaginando cosa sia accaduto davvero quella notte, e cosa significhi perdere se stessi. Ma soprattutto tenta di rispondere a una domanda: com'è possibile, dopo una ferita cosí profonda, sperare di essere felici? Tra La settimana bianca e Io non ho paura, Elena Varvello ha scritto una storia di formazione diversa da tutte le altre, che cattura il lettore con una lingua cesellata, dura e trasparente.
«Scrittori di Scrittura» è un progetto che presenta al pubblico le opere di alcuni autori che si sono cimentati nella riscrittura di un brano biblico secondo la propria sensibilità. Ogni volume è corredato della breve introduzione esegetica di un biblista e della traduzione del testo originale dall'ebraico o dal greco. Elena Varvello ripropone la vicenda di Giobbe trasfigurata nella storia di un uomo di oggi. «Ci sono cose che non potremo mai capire, anche se ne parliamo fino a sfinirci e diventiamo furiosi se non ci riusciamo» disse. «Cose che sembrano orribili, e che lo sono, quando ci succedono, l'ho provato sulla mia pelle, è capitato a me. Che cosa è giusto e cosa non lo è. Quello che ci spetta davvero. È una misura diversa, voglio dire». Risposi che certo, lo sapevo bene. Stavo mentendo: non sapevo niente, e volevo capire sempre tutto.
Un uomo che scompare mentre la moglie fa la spesa al supermercato. Una madre che assiste impotente alla corsa inesorabile del bob su cui è seduto il figlio. Una coppia di anziani minacciata, nella propria casa, da un uomo armato, reale o immaginario. Una ragazzina sovrappeso di fronte all'illusione dell'amore che si trasforma in violenza. Un'ultima partita di ping pong tra un fratello e una sorella destinati a perdersi senza mai essersi davvero conosciuti. Un bambino che capisce, in una notte tormentata, cosa significhi diventare adulti. I personaggi di queste storie affrontano la malattia, l'abbandono, la solitudine, il pericolo, la violenza, prendono un respiro, aprono quella porta, l'attraversano e passano dall'altra parte. Uomini, ma soprattutto donne.